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I dati sono stati presentati al Meeting Bioeconomy di Roma

L’Italia è al quarto posto in Europa per numero di pubblicazioni scientifiche di rilevanza. Lo rivela il rapporto “Il valore economico delle scienze della vita”, il primo studio econometrico italiano effettuato da un gruppo di ricerca dell’IMT Alti Studi di Lucca, coordinato dal direttore Fabio Pammolli. Il rapporto completo è presentato nell’ambito del Meeting “Bioeconomy Rome”  il Convegno Internazionale apertosi ieri e in conclusione oggi al Museo MAXXI di Roma. L’evento, organizzato dal Consorzio CNCCS, (Collezione nazionale dei Composti chimici e centro screening), presieduto da Gianni Rezza, costituito dal CNR, dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’IRBM Science Park, ha lo scopo di raccogliere a Roma gli “Stati generali” della ricerca biologico molecolare. “E’ meglio non  costruire una cattedrale in un deserto – dice Piero Di Lorenzo, AD del CNCCS -.  Il Meeting è la via mediatica  più proficua per lanciare a livello nazionale e comunitario il progetto della  “Collezione Nazionale dei composti  e del Centro di Screening”.
La realizzazione sul territorio laziale della “Banca dei Composti  Chimici”  contribuirà in maniera importante a far crescere nella Regione il settore della ricerca relativa alle scienze della vita con tutte le ovvie ricadute in termini economici ed occupazionali. La sinergia delle attività fra le Istituzioni Pubbliche e l’Industria di settore porterà sicuramente risultati concreti allo sviluppo dell’ economia laziale  e darà un nuovo impulso al rilancio di un polo di ricerca applicata”.

Il rapporto dell’IMT di Lucca, infatti, ha analizzato l’impatto economico della ricerca scientifica e tecnologica sulla salute delle persone, sulla produttività, ma anche il valore economico dei brevetti e la definizione dei risultati. Si basa su indicatori statistici che includono: il numero di brevetti per anno, il numero di pubblicazioni scientifiche, il numero di ricercatori e la loro produttività, il tasso di successo dei brevetti e il loro valore in termini di citazioni, il tasso di occupazione.
I dati rivelano che l’Italia produce il 6 per cento circa delle pubblicazioni mondiali nelle scienze della vita, soprattutto sul fronte medico, ponendosi al quarto posto dopo Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Il nostro Paese, tuttavia, scende al quinto posto, ampiamente superata dalla Francia, se si considera il dato riferito ai brevetti europei e gli inventori localizzati in Italia, i quali producono il 3 per cento circa dei brevetti europei nelle scienze della vita.
“Questi dati mettono in evidenza la qualità elevata della ricerca biomedica e secondo un trend documentato dagli indicatori bibliometrici internazionali sanitaria – dice Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – Sottolineano però un punto di criticità legato alla debolezza del sistema di trasferimento della conoscenza. In altri termini non riusciamo, a differenza di altre economie, a trasformare le conoscenze che otteniamo in benefici per la salute dei pazienti. Il legame, invece, tra ricerca e trasferimento dei suoi risultati rappresenta un volano per l’economia ma soprattutto per la salute pubblica”.
Lo iatus tra capacità di ricerca di ricerca fondamentale e collocazione del Paese per capacità innovativa e di sviluppo tecnologico appare più marcato se si considerano i brevetti depositati negli Stati Uniti, in questo caso la quota scende al 2 per cento contro il 5 per cento della Francia. In pratica mentre la produzione scientifica dell’Italia nelle scienze della vita va consolidandosi e i dati recenti mostrano un sorpasso sulla Francia, non ci sono ancora segnali sufficientemente forti di ripresa sul fronte delle capacità di sviluppo industriale.

“Nelle scienze della vita - dice Fabio Pammolli, responsabile del progetto, direttore del gruppo di ricerca e direttore dell’IMT Alti Studi di Lucca presso il quale si è svolta la ricerca - la leadership industriale rimane ancora saldamente Oltreoceano. La maggiore capacità esplorativa del sistema statunitense – continua Pammolli - è influenzata in modo decisivo dalla presenza di un numero particolarmente elevato d’imprese di piccole e medie dimensioni specializzate negli stadi a monte del processo di ricerca e sviluppo, oltre che di una maggiore produttività del sistema pubblico di ricerca. Un’indicazione importante, questa, per il Vecchio Continente. E un punto di speranza per il nostro Paese, che della capacità di operare su piccola scala ha fatto, tradizionalmente, un proprio punto di forza. Per tornare a crescere dobbiamo far sì che questa capacità distintiva si manifesti anche in settori come quelli farmaceutico e biotecnologico, alla frontiera dell’innovazione e della ricerca scientifica e tecnologica”.

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