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La nefrite può condizionare la mortalità nei pazienti affetti da lupus erimatoso sistemico

Un team di ricerca dell'Ospedale Universitario di Leuven, Belgio, ha recentemente realizzato uno studio per valutare l'efficacia e la sicurezza del rituximab nei pazienti affetti da nefrite lupica. Si tratta di un'alterazione della struttura e della funzione renale che può presentarsi in corso di lupus erimatoso sistemico, condizionando la morbidità e la mortalità nei pazienti affetti da lupus. Può infatti condurre, nei casi più gravi, all'insufficienza renale completa.

Il rituximab, anticorpo monoclonale che ha come bersaglio la proteina CD20, è stato valutato in uno studio randomizzato, in doppio cieco di fase 3, in pazienti già sottoposti  al trattamento con micofenolato mofetile e corticosteroidi.  Lo studio è stato pubblicato su Arthritis & Reumatism.
La risposta renale dei pazienti trattati con il farmaco ha presentato una lieve differenza positiva rispetto ai pazienti ai quali è stato somministrato placebo. Sono risultati simili anche i miglioramenti della proteinuria. I pazienti trattati con il farmaco hanno presentato  dei miglioramenti statisticamente significativi unicamente in alcuni livelli specifici di anticorpi, i Complementi C3 eC4 e il livello di anticorpi anti-dsDNA.  Il tasso di eventi avvesi gravi, comprese le infezioni, è risultato molto simile in entrambi i gruppi. I pazienti trattati con rituximab hanno però presentato più frequentemente neutropenia (iminuzione del numero dei granulociti o neutrofili), leucopenia (riduzione dei leucociti) e ipotensione.

Il team di ricerca ne ha concluso che il rituximan non ha migliorato i risultati generali dei pazienti dopo un anno di trattamento.
La combinazione di rituximan con micofenolato mofetile (MMF) e steroidi non ha comunque mostrato alcun problema di sicurezza.

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