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Il rischio non è dovuto all'assunzione dei farmaci

I pazienti con artrite idiopatica giovanile (AIG) hanno un rischio di sviluppare tumori maligni quattro volte maggiore rispetto alla media. Lo ha scoperto un recente studio pubblicato sulla rivista Arthritis & Rheumatism.
La causa della maggiore incidenza però non è dovuta all'assunzione di farmaci. Le terapie per l'AIG,  etanercept e metotrexate le più comuni,  non sembrano infatti essere associate con lo sviluppo di tumori. Pur trattandosi di immunosoppressori l'analisi finale ha mostrato che i piccoli pazienti trattati con questo tipo di farmaci non hanno presentato incidenza di neoplasie più elevata della media.

 

Lo studio retrospettivo, riportata dalla rivista Pharmastar, ha evidenziato come l'incidenza di neoplasie malinge in bambini affetti da artrite idiopatica giovanile sia supereriore di ben 4,4 volte rispetto a bambini con asma o deficit di attenzione.

Il team di ricercatori, capitantati da Timothy Beukelman della University of Alabama, ha preso in esame 7.812 pazienti con AIG e 321.821 pazienti senza AIG, servendosi soprattutto della  banca dati dell’assicurazione sanitaria Medicaid negli anni dal 2000 al 2005 e prendendo come termine di paragone i dati relativi all’incidenza delle neoplasie ricavati dal database SEER del National Cancer Institute.
Durante il follow-up si sono registrati 265 tumori maligni: 10 nella coorte dei pazienti con AIG, 678 nella coorte di pazienti con ADHD e 193 nella coorte di pazienti asmatici. Gli autori hanno stimato che tra tutti i bambini con AIG il tasso di incidenza di neoplasie è stato 4,4 volte superiore a quello delle altre due coorti e 3,7 volte superiore rispetto al dato del registro nazionale SEER. A titolo di confronto, il tasso di incidenza di neoplasie nella coorte di bambini con ADHD è risultato pari a 0,9 volte quello del database SEER.

Un’analisi limitata ai bambini con AIG trattati con metotrexate ha evidenziato un aumento dell’incidenza di tumori di 3,9 volte rispetto a quella nei bambini senza AIG, mentre non è stato evidenziato alcun aumento nei bambini trattati con gli immunosoppressori
Per Karen B. Onel, e Kenan Onel, dell’Università di Chicago, autori dell’editoriale di accompagnamento, "i risultati sono al tempo stesso preoccupanti e rassicuranti. I risultati assicurano che i farmaci normalmente utilizzati nel trattamento della patologia non comportano un ulteriore aumento del rischio di cancro, ma confermano che è proprio la patologia in sè a comportare l'aumentato rischio."

Gli autori invitano quindi la comunità scientifica ad approfondire ulteriormente la tematica con nuovi studi, su diverse popolazioni di pazienti e con un follow up più lungo. Inoltre la maggior parte dei pazienti erano trattati con lo stesso farmaco (etanercept), quindi i risultati potrebbero non essere applicabili agli altri immunosopressori.

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