Le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) non sono del tutto assimilabili alle cellule staminali embrionali (ES). La notizia viene da uno studio, appena pubblicato sulla rivista Nature, firmato da Ryan Lister e Mattia Pelizzola, ricercatori del Salk Institute for Biologica Studies, di La Jolla, in California. A darne notizie sul sito de L’Unità è il noto giornalista scientifico Pietro Greco. Ciò vorrebbe dire che le staminali pluripotenti, cioè ‘riprogrammate’ a partire da cellule adulte, non possono sostituire completamente le cellule staminali embrionali che sono, per definizione, totipotenti, né nello studio di base né in eventuali percorsi terapeutici. Si riaccende così un dibattito bioetico che sembrava potesse essere superato proprio grazie alle pluripotenti indotte. L’impiego di staminali embrionali comporta infatti la morte degli embrioni dalle quali vengono prelevate e questo, soprattutto secondo la religione cattolica, non sarebbe accettabile. Se le iPS fossero state in grado di sostituirsi perfettamente nella ricerca alle embrionali questo avrebbe permesso di superare il problema. Purtroppo però, secondo questa ultima ricerca, le cose sembrano essere differenti.
Per ulteriori approfondimenti si consiglia di legger l’articolo di Pietro Greco pubblicato su l’Unità.