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Disturbi autistici e dell’umore potrebbero essere collegati ad alterazioni della flora intestinale: lo sostiene un recente studio tutto italiano pubblicato sulla rivista World journal of Gastroenterology,  in cui gli autori fanno notare come la modulazione del microbiota come approccio terapeutico all’autismo e ai disturbi dell’umore sia stato valutato finora solo in condizioni cliniche sperimentali, ma con risultati molto promettenti, invitando quindi al sostenimento di altri, appositi studi.

A riportarne la notizia è Emila Vaccaro su Pharmastar.it.
Secondo lo studio, la flora batterica intestinale rappresenta il primo sistema di protezione del tratto gastrointestinale (GI) e svolgerebbe un ruolo chiave nell’insorgenza di questi disturbi, ma il meccanismo attraverso il quale ciò avviene non è stato ancora pienamente chiarito.

Dati recenti mostrano la forte correlazione tra disbiosi e condizioni come obesità, allergie, malattie autoimmuni, la sindrome dell'intestino irritabile (IBS), malattie infiammatorie intestinali (IBD), e disturbi psichiatrici.
Proprio per queste evidenze sul fondamentale ruolo della flora intestinale nell’alterazione del sistema immunitario, neuronale, e nei percorsi endocrini, il cosiddetto ‘asse cervello-intestino’ sta acquisendo un nuovo significato, anche se le vie di comunicazione non sono ancora definite.

In particolare, la disbiosi è la conseguenza dell’alterazione della permeabilità intestinale che porta rispettivamente alla produzione e alla diffusione nel sangue di una potente endotossina pro-infiammatoria, cioè il lipopolisaccaride (LPS). Questa piccola molecola ha un influenza importante nella modulazione del sistema nervoso centrale (CNS), aumentando l'attività di aree deputate al controllo dell’emotività come l’amigdala e portando anche alla produzione di citochine infiammatorie che alterano l'attività cerebrale fisiologica, modulando la sintesi di neuropeptidi.

Ci sono studi che sottolineano l'importanza dei collegamenti bidirezionali tra intestino e cervello con particolare focus sulle cellule enterocromaffini.
A supporto del coinvolgimento dell’intestimo nell’autismo, è stato dimostrato che una grande quantità di specie appartenenti al genere Clostridium (10 volte di più) caratterizzano la composizione qualitativa di campioni fecali di bambini autistici. Quindi, in questi soggetti è stata caratterizzata la composizione del microbiota, che mostra uno squilibrio di phyla Bacteroidetes e Firmicutes, con una maggiore presenza di Bacteroidetes e altri commensali intestinali quali Bifidobacterium, Lactobacillus, Sutterella, Prevotella, genere Ruminococcus e famiglia Alcaligenaceae.

Gli autori riprendono anche il lavoro di Bolte del 1998 in cui è stato osservato che una significativa percentuale di persone con autismo ha avuto una storia di ampio uso di antibiotici che inficiano notevolmente sul microbiota intestinale. Su questa base, è stata ipotizzata la possibilità di un infezione da tetano subacuta, cronica del tratto intestinale che sta alla base della patogenesi dei sintomi dell'autismo osservati in alcuni individui.

L’alterazione della produzione di neurotossine, ha ispirato uno studio su un piccolo gruppo di bambini affetti da autismo con esordio regressivo e con scarso assorbimento orale di antibiotici. Alla fine del trattamento, è stato notato un miglioramento a breve termine utilizzando valutazioni pre e post terapia.
Anche l’LPS risulta elevato nei bambini autistici e collegato a scarsa interazione.

Per quanto riguarda il coinvolgimento dell’intestino nei disturbi dell’umore, studi preclinici hanno evidenziato come la somministrazione di Lactobacillus sp, Bifidobacteria sp, L.helvetucys, B. longum, L. rhamnosus and Lactobacillus farciminis nei topi migliorasse la depressione e i disturbi d’ansia.
Anche l’LPS e i disordini immunitari sembrano legati all’insorgenza della depressione  e la somministrazione di LPS ad individui sani è associata in ultima analisi ad aumento delle percentuali di depressione.

Nei soggetti depressi come anche negli individui affetti da sindrome della fatica cronica e IBS è stata osservata una sovraespressione della specie Alistipes nel microbiota. Quest’ultima specie sarebbe infatti collegata alla produzione di molecole infiammatorie. Al contrario la specie Faecalibacterium risulterebbe meno espressa in questi soggetti.
Quali sono, dunque, le possibili arme terapeutiche? Diversi studi hanno mostrato come il trattamento con antibiotici regolando i disturbi del tratto gastrointestinale abbiano effetto anche sui disturbi dell’area psichiatrica e dell’umore.

In uno studio clinico su 11 bambini affetti da autismo, la somministrazione di vancomicina dopo 8 settimane di trattamento ha migliorato gli outcome come misurato da appositi test.
Anche i probiotici hanno effetto sulla modulazione della flora batterica intestinale e modulano anche la risposta immune e infiammatoria. Ad oggi sono stati valutati in studi su animali di laboratorio per valutare il loro effetto sui disturbi dell’umore e dai primi risultati sembrano agire sull’asse intestino-cervello.
In ogni caso sono stati condotti ad oggi pochi studi con miglioramento dei sintomi di ansia, stress e comportamento.
Anche il trapianto di microbiota intestinale potrebbe rappresentare in futuro una buona possibilità di trattamento, ad oggi però è stato valutato solo in due bambini autistici e ha comportato miglioramento dei sintomi.

Di conseguenza, per sviluppare nuove armi terapeutiche, saranno necessarie ulteriori studi per approfondire il ruolo della flora intestinale nella genesi e nello sviluppo di disturbi dell'umore e dello spettro autistico.

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