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La commissione Affari sociali punta a fare il più presto possibile per evitare la terza lettura

La commissione Affari sociali della Camera ha avviato ieri l'esame della proposta di legge per l'inserimento degli screening neonatali nei Livelli essenziali di assistenza. Un testo, presentato dalla senatrice del Movimento 5 stelle, Paola Taverna, e approvato all'unanimità dalla commissione Sanità di Palazzo Madama. Scelta che ha generato notevole entusiasmo sia nella comunità scientifica che nelle associazioni dei malati rari: la diagnosi precoce riguarderà infatti diverse patologie metaboliche rare. Sentimento smorzato da un recente decreto del ministero della Salute, provvedimento che ha normato il finanziamento e la materia degli screening ponendosi in potenziale contrasto con l'atto legislativo all'attenzione del Parlamento. Qui vi avevamo raccontato delle reazioni durante l'ultimo question time al Senato.

La commissione Affari sociali di Montecitorio sembra decisa a fare presto. Paola Binetti, deputato e presidente dell'Intergruppo parlamentare sulle Malattie rare, ce lo conferma: “In linea di massima cercheremo di approvare il testo in Commissione senza passare dall'Aula. Così come avvenuto nell'altro ramo del Parlamento. Abbiamo svolto la relazione introduttiva e, compatibilmente con le iniziative dei singoli commissari, cercheremo di approvare il testo senza modifiche per evitare una terza lettura al Senato e un'ultima lettura alla Camera”.

Giulia Grillo, medico legale esponente del Movimento 5 stelle e relatrice del provvedimento, ha evidenziato che il dettato dell'articolo 6 potrebbe entrare in conflitto con alcune disposizioni dell'ultima legge di Stabilità. La Grillo ha poi ricordato che il provvedimento non è una “bandiera di una singola forza politica” ma un testo volto a tutelare la salute dei nascituri. Maria Amato, commissaria del Pd, ha manifestato alcune perplessità sul merito del provvedimento, evidenziando che, ai fini dell'inserimento nei Lea di una prestazione la cui validità è ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica, non dovrebbe essere necessaria l'adozione di un provvedimento legislativo, con la dilatazione dei tempi che ne consegue.

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