L'avvio del progetto pilota ha già generato un vortice di positività, ora si spera in un allargamento a tutte le Asl e magari nel prolungamento del programma a 2 anni
Perugia – Oggi l’Umbria è l’unica regione in tutta Italia che può vantare un progetto già attivo di screening neonatale, e dunque di diagnosi precocissima, per quattro malattie lisosomiali: malattia di Pompe, malattia di Gaucher, malattia di Fabry e mucopolisaccaridosi di tipo 1 (MPS1). Il progetto pilota attualmente viene svolto solo per i bambini della ASL 1, che copre la zona di Città di Castello e Gubbio, dovrebbe continuare fino alla fine dell’anno, con l’auspicio di essere esteso a tutti i bimbi umbri.
Le quattro malattie lisosomiali per le quali oggi si fa il test in Umbria, infatti, non scelte a caso: tutte hanno una terapia, che è tanto più efficace quanto prima viene cominciata. Sono terapie piuttosto costose, è vero, ma che fanno la differenza tra la vita e la morte, o comunque tra la buona qualità di vita e una disabilità gravissima e irreversibile. Ne abbiamo parlato con il prof. Tommaso Beccari, professore associato di biochimica alla Facoltà di Farmacia di Perugia, coordinatore di questo lungimirante programma, che abbiamo incontrato a Roma nel corso del convegno “Approccio clinico e terapeutico multidisciplinare della malattia di Gaucher, quali le novità” organizzato con il supporto di Shire HGT.
“Fare una diagnosi precoce per le malattie da accumulo lisosomiale, almeno quelle che hanno una terapia – dice Beccari – è fondamentale. Questo programma ha già creato un vortice di positività. I medici della nostra Asl, soprattutto i pediatri, oggi sono molto più informati su queste malattie. Addirittura, durante uno degli incontri formativi, un pediatra ha capito che un suo paziente aveva la malattia di Gaucher, prima ancora di fargli il test: è bastato parlarne per arrivare ad un sospetto diagnostico, poi rivelatosi vero. Se non ci fosse stata la diagnosi quella famiglia avrebbe continuato a girare per gli ospedali e la malattia sarebbe progredita. Visti questi risultati e i costi decisamente contenuti vorremmo che il progetto fosse esteso a tutte le Asl, e dunque a tutti i neonati dell’Umbria, e che durasse almeno un altro anno: un progetto biennale è importante per avere dati statistici validi di cui discutere”. Il progetto è stato sostenuto dalla Regione Umbria e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello. Il programma di screening per le malattie lisosomiali va in una direzione condivisa, all’estero è ampiamente praticato, in Italia da poco è stato annunciato un programma simile che riguarderà il triveneto (clicca qui) e i ‘rumori’ da altre regioni che hanno intenzione di seguire la stessa via sono molti. L’Umbria è all’avanguardia, e dovrebbe far di tutto per difendere questa sua posizione, incentivando le altre Asl ad aderire al programma e dando ogni altro supporto necessari.