Mestre (Venezia ) - “Mi hanno messo in ginocchio, non so come faremo io e mia madre a tirare avanti. È una disperazione”- sono queste le parole di Davide Lapomarda, consigliere di Municipalità di Mestre centro.
Davide è affetto da Sclerosi multipla e bada a sua madre, anche lei affetta da SM ed invalida al 100 per cento.
Lapomarda ha raccontato la propria storia a Gazzettino.it e si è fatto portavoce di un centinaio di famiglie che dalla sera alla mattina si sono ritrovate a dover affrontare un taglio secco all’assistenza domiciliare.
A causa della mancanza di fondi del Comune, il Commissario straordinario Zappalorto ha portato il tetto di chi aveva diritto all'assistenza da un reddito di 60 mila euro l'anno a soli 25 mila. La famiglia Lapomarda, tra madre e figlio, ha un reddito di 28 mila ed è stata dunque tagliata fuori, come le altre cento famiglie (alcune delle quali superano il tetto di soli mille euro).
"Mia mamma è invalida al 100 per cento. Soffre di sclerosi multipla e anch’io sono ammalato di sclerosi, invalido all’80 per cento. Ora, mia mamma, mettendo tutto insieme arriva a 2 mila 170 euro al mese, tra pensione di reversibilità di mio padre e accompagnatoria, per la badante spendiamo 1.600 euro. Ne restano meno di 600 per vivere e per adesso ce la facciamo solo perchè io vivo con mia madre, ma ho 38 anni e mi sto comprando un appartamentino e quindi uscirò di casa. Da quel momento mia madre dovrebbe farcela da sola, ma senza l’assistenza domiciliare è impossibile. La stessa badante è in difficoltà a star dietro a mia madre."
Prima del taglio all'assistenza la signora Rinalda, 69 anni, era assistita dalla badante e da altre due persone poiché immobilizzata a letto. Adesso però non è più possibile e dunque “tutto il peso si scarica sulla badante e sul sottoscritto che ha già problemi per conto suo. Io non ho più nemmeno le energie di uscire di casa”.
“Non resta che la casa di riposo – ha affermato Lapomarda - Mi piange il cuore mettere mia mamma in casa di riposo, ma non ho alternative. E dico che è assurdo continuare a dire che bisogna puntare sull’assistenza domiciliare, che i pazienti vanno tenuti a casa il più possibile e poi non ti mettono nelle condizioni minime di assistere il familiare. Senza assistenza domiciliare tutta questa storia delle cure a casa non ha senso. Il risparmio lo fa l’Ente pubblico, ma scaricando tutto sul cittadino”.