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Ecografia, tra i LEA per l'endometriosi in stadio avanzato

Lo denuncia l’Associazione Progetto Endometriosi, preoccupata che possa passare un messaggio sbagliato di novità rivoluzionarie per le donne

Di fatto non ci saranno cambiamenti sostanziali, e ciò che oggi troviamo su alcune testate di stampa, è una gravissima disinformazione, che porterà la popolazione a credere che presto le donne con endometriosi non dovranno più sostenere spese per visite e terapie”. È quanto rileva e denuncia l’Associazione Progetto Endometriosi (A.P.E.), che fa parte dell’Alleanza Malattie Rare.

IL PERCORSO DI RICONOSCIMENTO DELLA PATOLOGIA CRONICA

È notizia di questi giorni – ricostruisce correttamente l’Associazione – che, con oltre 7 anni di attesa, finalmente i “nuovi” Livelli essenziali di assistenza varati con DPCM nel lontano 2017, sono stati aggiornati. Ed entreranno in vigore, come richiesto dalle Regioni, il prossimo 30 dicembre.

Alcuni giornali in questi giorni titolano “Dal 2025 le cure per l’endometriosi saranno gratuite”, “Cure gratis per l’endometriosi”, ma è realmente così? Questa la provocazione lanciata, cui segue un’attenta analisi della situazione normativa reale.

L’endometriosi è stata riconosciuta come malattia cronica nel 2017, attraverso l’inserimento nell’Allegato 8 del DPCM del 12 gennaio 2017. In base a quanto previsto dal Decreto stesso, tuttavia, la copertura da parte del Servizio Sanitario Nazionale per le prestazioni associate all’endometriosi sarebbe dovute divenire operativa con l’approvazione del Nuovo Nomenclatore tariffario, che, come già noto, ha richiesto otto anni di tempo ed è arrivata solo nei giorni scorsi.

LE TUTELE PREVISTE PER LE DONNE CON ENDOMETRIOSI

Le prestazioni indicate nel vecchio Nomenclatore, che rimane operativo fino al 30 dicembre di quest’anno, riguardavano solo casi di ENDOMETRIOSI “MODERATA” e “GRAVE” (III e IV STADIO ASRM), e prevedevano visite di controllo, 3 tipologie di ecografia differenti e clisma opaco.

Nel dettaglio, secondo quanto riportato dall’A.P.E.:

Ora, alla luce dell’approvazione del Nuovo Nomenclatore, le prestazioni che non prevedono il pagamento del ticket dal 30 dicembre in tutte le Regioni italiane restano legate all’ ENDOMETRIOSI “MODERATA” e “GRAVE” (III e IV STADIO ASRM), e sono:

“Ad oggi – sottolinea l’A.P.E. – chiunque non abbia una diagnosi III e IV stadio (diagnosi che arriva grazie ad esame istologico e quindi solo a chi affronta un intervento chirurgico) non ha diritto a rientrare nei LEA”.

Gli ostacoli per le donne con endometriosi non si limitano a questo. “Non in tutte le Regioni italiane – rileva ancora l’Associazione – sono presenti centri specializzati in endometriosi pertanto le donne si trovano costrette ad affrontare viaggi della speranza per poter eseguire le visite di controllo semestrali/annuali. La formazione medica sull’endometriosi è demandata al medico che quindi può decidere se approfondire, o meno, l’argomento e a causa di questo i medici formati hanno liste d’attesa sempre più lunghe. Non basterà purtroppo recarsi nell’ospedale più vicino per motivi di comodità guidati solo dalla fruibilità delle tutele previste. Le tutele per essere efficaci dovranno essere attuate in centri pubblici specializzati nella diagnosi e nella terapia dell’endometriosi, poiché la capacità di trattare l’endometriosi è strettamente correlata all’esperienza del ginecologo, maturata attraverso un ampio numero di casi gestiti e alla facoltà di interagire con una equipe multidisciplinare”.

L’IMPEGNO DELL’A.P.E.

L’A.P.E. continuerà a lavorare affinché ogni donna con endometriosi possa essere non solo tutelata, ma anche seguita in un percorso che accolga e rispetti ogni aspetto della propria vita che la malattia coinvolge. È necessario che lo Stato trovi finanziamenti per la formazione del personale sanitario, la stesura di orientamenti clinici, sostegno ai centri specializzati di riferimento, e supporto dei costi degli interventi, senza dimenticare la promozione di campagne di informazione, prevenzione, sensibilizzazione e ricerca sull’endometriosi. 

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