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Un recente studio ha evidenziato potenzialità e limiti del trattamento della
rara neoplasia maligna

Il carcinoma a piccole cellule della vescica (SCCB - Small cell carcinoma of the bladder) è una forma tumorale rara molto aggressiva che viene diagnosticata quasi sempre in fase avanzata. Si tratta di una patologia estremamente rara, con incidenza inferiore a 1-9 su 1.000.000 di abitanti. Dal 1980 sono stati diagnosticati meno di 1000 casi ma un recente articolo comparso su Orphanet Journal of Rare Diseases ha delineato gli aggiornamenti clinici e diagnostici di questo tumore raro dall'origine tutt'ora sconosciuta. Il sintomo principale di questa neoplasia maligna è l'ematuria, cioè la presenza di abbondante sangue nelle urine. Il secondo sintomo più comune è la disuria (emissione di urine con difficoltà), occasionalmente sono stati segnalati ostruzione urinaria, dolore addominale, infezioni del tratto urinario e perdita di peso.

La diagnosi di SCCB è principalmente realizzata attraverso l'esame istopatologico di campioni ottenuti da cistoscopia e la resezione transuretrale del tumore della vescica. La Colorazione immunochimica è estremamente utile per stabilire la diagnosi. Istologicamente e immunoistochimicamente il carcinoma a piccole cellule della vescica non è distinguibile dal carcinoma polmonare a piccole cellule.

Il trattamento di questa neoplasia è simile a quello del carcinoma polmonare, tuttavia molti pazienti affetti a SCCB sono stati sottoposti a resezione radicale. Qualora infatti la resezione sia possibile il paziente deve essere gestito con terapia multimodale, che associa chemioterapia, radioterapia e chirurgia. La sequenza terapeutica più efficace sembra essere composta da quattro cicli di chemioterapia seguita da cistectomia radicale. I pazienti con malattia non resecabile devono essere trattati con chemioterapia palliativa in base a regimi di tipo neuroendocrino che comprende un farmaco cisaplatino. La prognosi della malattia è scarsa soprattutto nel caso di puro carcinoma a piccole cellule. Nonostante i risultati promettenti ottenuti dalla chemioterapia sulla base di cisplatino, la maggior parte dei pazienti muore di malattia metastatica. Il progresso della biologia molecolare ha aperto delle nuove speranze anche per questo tipo di tumore. Secondo gli studi preliminari l'obiettivo più promettente sarebbe l'inibizione dell'angiogenesi.

Vuoi saperne di più? Consulta la nostra sezione TUMORI RARI.

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