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Si è concluso il congresso ARTOI, per la prima volta in collaborazione con l’Iss, che ha promosso l’importanza di alimentazione, erbe e tecniche non convenzionali per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Si è svolto a Roma, lo scorso 6 e 7 novembre, l’annuale congresso sulla medicina integrata organizzato da ARTOI (Associazione per la Ricerca di Terapie Oncologiche Integrate), giunto alla quinta edizione ma per la prima volta condotto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Si è parlato di alimentazione, sostanze naturali, agopuntura, nuove tecniche come il Cyberknife: supporti terapeutici che, da qualche anno, sono promossi in oncologia per affiancare i trattamenti convenzionali con chemioterapici e anticorpi monoclonali. Un’occasione per fare il punto sulla cosiddetta medicina integrata, ancora poco conosciuta e diffusa nei reparti di oncologia. Osservatorio Malattie Rare ne ha parlato con Massimo Bonnucci, presidente ARTOI.

Che cosa si intende per medicina integrata in oncologia?

E’ l’uso combinato di sostanze naturali e altre metodologie per migliorare la qualità della vita del paziente e, di conseguenza, un possibile aumento della sopravvivenza. Non è niente di alternativo, ma piuttosto sono affiancate alle terapie convenzionali.

Quali sono le principali?

La nutrizione è uno dei fondamenti: sappiamo che non mangiando alcuni alimenti riusciamo a potenziare l’effetto della chemioterapia e a interferire con la crescita neoplastica. Altre sostanze naturali possono dare un beneficio nel percorso terapeutico, perchè svolgono un’azione a livello cellulare come il vischio, il solforafano che è contenuto nei broccoli, la curcumina, la polidatina che è il progenitore del resveratrolo, l’epigallocatechinagallato contenuta nel tè verde. Esiste anche la licoterapia, ovvero l’uso di funghi medicinali che agiscono principalmente sul sistema immunitario andando ad aumentare i linfociti helper e riducendo i linfociti suppressor, e che possono avere anche un effetto citocida ostacolando la proliferazione cellulare del tumore.

Possono avere effetti collaterali?

Nessuna delle sostanze di cui parliamo interferisce in modo negativo con la chemioterapia, un aspetto molto importante a cui si deve fare attenzione. Alcune, come echinacea e iperico, oggi di uso abbastanza comune come fitoterapici, vanno invece a interferire. L’utilizzo delle sostanze naturali deve, quindi, essere limitato solo a quelle che possono affiancarsi, in modo sicuro, alla terapia farmacologica. Proprio per le possibili interazioni con i farmaci, devono essere assunte solo su consiglio del medico.

L’uso di queste sostanze naturali può potenziare l’efficacia della chemioterapia?

Sì, sono stati fatti numerosi studi per confermare questo ruolo. Ad esempio, l’efficacia della curcumina è già stata dimostrata da tempo in studi di fase I e II. Non potenziano solo l’azione della terapia chemioterapica ma si è osservato che, con un beneficio sulla salute generale del paziente, possono ridurre gli effetti collaterali associati ai farmaci e migliorare la sopravvivenza.

Quanto è conosciuta la medicina integrata in Italia?

ARTOI è l’unica associazione nel nostro Paese a promuovere questo approccio, invece all’estero c’è un’esperienza decennale consolidata. Quello che noi pensiamo sia alternativo in Italia, è considerato complementare già in altri paesi come la Germania. Il motivo alla base potrebbe essere che i dati di questi lavori scientifici sono poco conosciuti, per questo i nostri sforzi a divulgare l’uso di queste metodiche.

E’ perché sono considerati metodi che si discostano dalla medicina tradizionale?

Le sostanze naturali e le tecniche che noi utilizziamo sono validate a livello scientifico: ci sono studi di ricerca e dati che confermano l’efficacia della medicina integrata. Sicuramente i dati a supporto sono meno numerosi rispetto a quelli relativi alle terapie farmacologiche più diffuse. Ma non meno chiari. Ci sono pazienti che riescono a tollerare bene farmaci generalmente associati a importanti effetti collaterali proprio perchè si aiutano con alimentazione e sostanze naturali. Uno degli aspetti più importanti per il paziente è la qualità della vita.

Dove si fa medicina integrata, per l’oncologia, in Italia?

Ci sono unità ospedaliere operative già avviate a Bolzano e a Pitigliano, in Toscana. Ma sono ancora poco conosciute. Queste terapie non sono però convenzionate con il sistema sanitario nazionale e ci auguriamo che possano esserlo, in un futuro. Anche per un risparmio sanitario: ci sono degli studi che sottolineano che l’adozione della medicina integrata, proprio a fronte di una riduzione di effetti collaterali e miglioramento della condizione generale del paziente, riduce i costi di gestione dei pazienti oncologici.

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