Secondo alcuni esperti del network francese dedicato ai tumori tiroidei refrattari il farmaco può avere un effetto antisecretorio.
Il caso sul New England Journal of Medicine
Francia - “Vandetanib potrebbe diventare un’opzione terapeutica per i pazienti colpiti da Sindrome di Cushing conseguente a carcinoma midollare della tiroide”. Con queste parole gli specialisti francesi Lionel Groussin, Anne-Cécile Paepegaey e Camille Baudry concludono la nota pubblicata sul New England Journal of Medicine in cui presentano l’efficacia del farmaco in un caso clinico.
La Sindrome di Cushing, innescata da una ipersecrezione di ormoni glucocorticoidi rilasciati nel circolo sanguigno, può manifestarsi in conseguenza a tumori caratterizzati da anomala produzione e regolazione endocrina (ipofisi, polmone, pancreas e tiroide). Obesità facciale e del tronco, rossore cutaneo, aumento di peso e sintomi psichiatrici sono i segnali tipici di questa condizione clinica che, se non trattata, può essere potenzialmente letale. Quando è associata a un tumore, la terapia di elezione è la rimozione della causa scatenante, ovvero l’intervento chirurgico per rimuovere la massa tumorale. Tuttavia, nei casi di tumori non operali o molto diffusi sono oggi disponibili trattamenti specifici per ridurre e controllare l’ipersecrezione ormonale e attenuare i sintomi nei pazienti.
I medici francesi hanno presentato un caso di un paziente di 58 anni affetto da carcinoma midollare della tiroide, già in fase avanzata, e con tipici segnali di sindrome di Cushing, tra cui debolezza muscolare e depressione accentuata. Non sono stati ottenuti risultati positivi dalla terapia anticortisolica nè dalla somministrazione di un antagonista della somatostatina, le strategie previste per il trattamento di questi pazienti. Un miglioramento dei parametri, con riduzione dei livelli di cortisolo, sono invece stati osservati dopo l’avvio della terapia con vandetanib. Il farmaco, un inibitore delle tirosin-chinasi, rappresenta oggi una delle terapie approvate più promettenti per il trattamento del carcinoma midollare della tiroide e numerosi studi ne hanno confermato l’efficacia. L’equipe francese suggerisce, per la prima volta, che la molecola possa avere anche significativo effetto antisecretorio, oltre alla sua nota azione antitumorale.
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