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La multidisciplinarietà è la chiave di volta per affrontare in maniera adeguata un tumore benigno che in certi casi può essere più complesso del previsto

Accade più frequentemente di quanto si pensi che un emangioma infantile sia la rappresentazione più superficiale di una problematica sottostante, per la quale è necessaria una scrupolosa valutazione: è questo uno degli aspetti emersi nel corso dell’incontro “Emangiomi infantili, conoscerli per gestirli al meglio”, organizzato da Osservatorio Malattie Rare in partnership con FattoreMamma e con il contributo non condizionante di Pierre Fabre Dermatologie.

Ad alternarsi sul palco virtuale di questo evento, realizzato in forma digitale e tutto dedicato al miglior modo di affrontare il problema degli emangiomi infantili, sono stati diversi specialisti, fra cui il dott. Alberto Villani, Direttore del Dipartimento di Emergenza, Accettazione e Pediatria Generale presso l’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Villani ha incentrato il suo intervento sulla rilevanza della multidisciplinarietà, necessaria, in modo particolare, quando all’emangioma si associano anomalie sottostanti, come nella rara sindrome PHACES.

“Non bisogna fermare l’attenzione all’epifenomeno - spiega Villani - ma occorre considerare la persona nel suo insieme, all’interno del contesto famigliare. Garantire un accesso a tutta la famiglia, in un clima di accoglienza e serenità, è fondamentale per giungere quanto prima a una diagnosi corretta”. Un percorso, questo, che può richiedere l’avvicendarsi di figure mediche differenti, dal pediatra al dermatologo, fino al chirurgo e al genetista. Il lavoro di squadra è un prerequisito indispensabile per evitare ritardi diagnostici e fare sì che ai piccoli pazienti con emangioma infantile, e alle loro famiglie, sia garantito un adeguato livello di cure.

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