Stampa

Pubblicati i risultati della prima sperimentazione con terapia genica condotta a Miami (Florida)

In uno dei suoi più celebri romanzi, lo scrittore portoghese premio Nobel per la letteratura José Saramago immagina che nel mondo si diffonda un'improvvisa forma di cecità estesa a tutti gli esseri umani. Nel romanzo, la cecità è la metafora dell'indifferenza che sta stracciando il tessuto sociale delle nostra civiltà ma il repentino spegnersi della vista così come è stato descritto da Saramago si avvicina molto a ciò che sperimenta un paziente affetto da Neuropatia Ottica Ereditaria di Leber, meglio conosciuta cone LHON una condizione clinica caratterizzata da una riduzione acuta o subacuta dell'acuità visiva.

Si tratta di una patologia molto rara, con un'incidenza sconosciuta e una prevalenza stimata tra 1/15.000 e 1/50.000, e che origina da circa 18 mutazioni missenso a carico del DNA mitocondriale: le mutazioni che colpiscono le posizioni nucleotidiche 11778, 3460 e 144484 sono le più note e si traducono in danni a livello delle subunità principali del complesso 1 della catena respiratoria mitocondriale. La mutazione del gene ND4 si associa generalmente ad una forma più grave delle malattia portando in tempi brevi ad una cecità irreversibile.

Oggi il trattamento farmacologico disponibile per la malattia permette unicamente di rallentare il processo di perdita della vista, ma i risultati preliminari di uno studio americano di fase 1 nel quale sono state testate la sicurezza e la tollerabilità di una nuova terapia genica sperimentale aprono la strada a nuove prospettive terapeutiche. In questo studio prospettico apparso sulla rivista Ophtalmology sono stati arruolati 5 pazienti con Atrofia Ottica di Leber determinata dalla mutazione G11778A, ai quali sono state somministrate dosi differenti di un trattamento che sfrutta le proprietà di un virus adeno-associato (AAV) di veicolare una versione non mutata del gene ND4 in pazienti con una mutazione in posizione 11778.

I pazienti sono stati monitorati per un periodo variabile, da 90 a 180 giorni, durante il quale sono stati sottoposti ad una dettagliata serie di esami oftalmologici volti a misurare l'acuità visiva: in 3 pazienti non è stato osservato alcun peggioramento e in 2 pazienti si è potuto registrare un incremento dell'acuità visiva. Inoltre, la terapia – somministrata a tutti i pazienti attraverso iniezione intravitreale – non ha fatto registrare alcun evento avverso.

Si tratta di risultati iniziali ma i ricercatori hanno programmato un'estensione dello studio che nei prossimi 4 anni porterà ad un incremento del numero di pazienti, al fine di validare questi risultati su un più ampio campione di popolazione, nella speranza di confermare l'efficacia della terapia ed offrire ai soggetti con LHON la possibilità di un significativo recupero della vista.

Sulla terapia genica per la LHON in questo periodo si lavora in tutto il mondo: del primo studio cinese sulla terapia genica per la LHON vi avevamo raccontato in questo articolo.

Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni