L'atleta statunitense è salita sul primo gradino del podio nella disciplina sportiva del paratriathlon PT2, davanti ad altre due connazionali
Allysa Seely (al centro nella foto) è una ragazza di 27 anni originaria di Glendale (Arizona), da sempre nota per la sua determinazione e competitività. Nel 2010, alla giovane sono state diagnosticate tre diverse patologie rare, la sindrome di Arnold-Chiari di tipo II, l'invaginazione basale e la sindrome di Ehlers-Danlos, condizioni che implicano gravi problemi di salute. Qualche giorno fa, a distanza di soli 6 anni dal pesantissimo responso medico, Allysa è stata autrice di un'eccezionale prestazione agonistica ed è riuscita ad ottenere la medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro (Brasile), vincendo nella dura disciplina del paratriathlon PT2 femminile.
La sindrome, o malformazione, di Arnold-Chiari (ACM) comprende diverse anomalie cerebrali che interessano la zona inferiore del cranio, dove si connettono il cervello e il midollo spinale. L'ACM di tipo II è caratterizzata dalla protrusione del tessuto cerebellare all'interno del canale spinale, ed è spesso associata ad una particolare malformazione che è nota come invaginazione, o impressione, basilare.
Il termine sindrome di Ehlers-Danlos (EDS) definisce, invece, una classe di malattie ereditarie del tessuto connettivo che sono contraddistinte da difetti del collagene, la principale proteina strutturale dell'organismo.
A causa di queste tre gravi patologie, Allysa Seely si è trovata a combattere, fin dall'età di 20 anni, contro una serie di complesse problematiche, come la lesione incompleta del midollo spinale o la grave compromissione dell'intera muscolatura del corpo. Nell'agosto del 2010, è stata sottoposta ad un complesso intervento chirurgico, e, come se non bastasse, 3 anni più tardi i medici sono stati costretti ad amputare la sua gamba sinistra sotto il ginocchio.
Alla giovane è stato detto che difficilmente sarebbe tornata a camminare autonomamente. Tuttavia, Allysa ha continuato a dedicarsi con grande tenacia alla sua passione per lo sport e la competizione, mantenendosi in forma e riuscendo a partecipare ad una gara di triathlon dopo 8 mesi dall'intervento di amputazione. Grazie al suo impegno e alla sua forza di volontà, l'atleta è diventata campionessa del mondo di paratriathlon e, pochi giorni fa, ha potuto coronare il suo sogno di vincere la medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Rio.
Per Allysa Seely, le malattie rare non rappresentano un handicap. Attualmente, si allena 7 giorni alla settimana, 2-3 volte al giorno, esercitandosi in palestra, nuotando e correndo in bicicletta. “Credo che ancora oggi, come società, consideriamo 'incapaci' gli individui con differenti abilità. Notiamo la disabilità piuttosto che l'individuo”, ha dichiarato l'atleta.
Per una maggiore copertura di Olimpiadi e Paralimpiadi, visitare il sito Rare Disease Report.