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Malattia e fine vita

A settembre scade il mandato della Corte costituzionale per una legge chiara in materia

Il ‘fine vita’, e dunque il tema dell’eutanasia, tornano nel dibattito politico grazie ad una mozione della senatrice Paola Binetti, che ha voluto sottolineare quanto sia importante aumentare le tutele per malati gravi e caregiver nel ribadire il suo netto “no” nei confronti della 'dolce morte'. Paola Binetti, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Malattie Rare, ha infatti depositato una mozione per chiedere al governo maggiori attenzioni verso chi è affetto da patologie gravemente invalidanti o irreversibili. Il documento è stato firmato anche da altri colleghi del gruppo di Forza Italia al Senato: tra questi Maurizio Gasparri e Stefania Craxi.

La mozione è un atto di indirizzo che impegna l’esecutivo su un determinato argomento: il suo contenuto, tuttavia, non è vincolante né per il singolo ministro né per il governo nel suo complesso. L’atto della Binetti non ha ancora iniziato il suo iter nell’aula di Palazzo Madama: è stato semplicemente annunciato e depositato. È facile prevedere che il suo cammino parlamentare prenda il via nel corso dell’autunno. Nel frattempo i senatori hanno la facoltà di aggiungere la propria forma e contribuire, quindi, a dare maggior peso al provvedimento.

La presentazione della mozione in questo preciso momento non è causale: nel mese di settembre, infatti, scadrà il termine che la Corte costituzionale aveva dato alle Camere per legiferare sul cosiddetto 'fine vita'. I giudici della Consulta avevano deciso di sospendere il giudizio di legittimità costituzionale sull’articolo del codice penale che punisce l’istigazione al suicidio, invitando il legislatore a produrre una normativa più chiara e meno ambigua di quella attualmente in vigore. Secondo diversi giuristi, la legge che ha introdotto le “Disposizioni Anticipate di Trattamento” (DAT) anteporrebbe la tutela delle volontà del malato al rispetto del 'bene vita'. Un cortocircuito che andrebbe eliminato con una legge più chiara. Nonostante l’importanza della materia, le Camere non hanno trovato né il tempo né la volontà di intervenire. A fare una fotografia del panorama delle iniziative legislative è la stessa Paola Binetti: “Evidentemente la maggioranza Lega-M5S si trova davanti all'ennesimo rischio di spaccatura e divisione, per cui preferisce occuparsi di altro, ignorando la scadenza perentoria posta dalla Corte costituzionale. Da una parte ci sono esponenti del M5S che, forzando l'ordinanza, sostengono le quattro proposte di legge fortemente a favore dell'eutanasia attualmente depositate alla Camera; quella d'iniziativa popolare, promossa dall'associazione radicale Luca Coscioni, cui si sommano quelle a prima firma di Andrea Cecconi (ex M5s), Doriana Sarli (M5s) e Michela Rostan. Dall'altra, c'è la Lega, con un testo che vorrebbe ridurre la pena, senza eliminarla, per chi aiuta a morire un familiare gravemente sofferente, ma soprattutto chiede un'applicazione reale e completa della Legge n. 38 del 2010, sulle cure palliative, e abolisce l'articolo della Legge n. 219, che assimila idratazione e nutrizione assistite a comuni trattamenti”.

A giudizio dei senatori autori della mozione, è chiaro che ci si trova davanti a posizioni profondamente diverse, considerato che da un lato c'è chi pretende di approvare la legge sull'eutanasia legale o almeno depenalizzare l'aiuto alla morte volontaria; dall'altro c'è chi rivendica una norma che mantenga il divieto di istigazione al suicidio ma prenda atto di quanto già emerge in alcune sentenze, ossia il coinvolgimento emotivo dei familiari, l'irrevocabilità di certe situazioni che si protraggono da un tempo lunghissimo e le circostanze concrete, a volte realmente drammatiche, in cui, in alcuni casi specifici, si realizzano forme di aiuto al suicidio.

Ed è proprio la tutela a favore delle famiglie che deve essere messa al centro delle politiche sanitarie, secondo Paola Binetti. La senatrice chiede infatti a Palazzo Chigi “che le famiglie possano partecipare delle relazioni di cura e di sostegno necessarie a garantire al caregiver familiare tutte le misure di affiancamento più opportune per garantire il suo servizio, senza raggiungere la soglia di stress che ne comprometterebbe l'efficacia”. La presidente dell’Intergruppo Parlamentare Malattie Rare aveva già ribadito quanto sia importante l’apporto di famiglie e caregiver per la governance delle patologie meno comuni.

L’atto fa anche un forte richiamo all’etica: “Non si ricorra mai nelle decisioni politiche socio-sanitarie a valutazioni ispirate ad utilitarismo ed efficientismo, per cui i proponenti del presente atto rifiutano senza tentennamenti ogni "logica di scarto" tendente a considerare le persone insolubilmente segnate dalla malattia o da altre vulnerabilità (età avanzata, disabilità, patologie psichiatriche, eccetera) come una sorta di "peso infruttuoso", tanto da ritenere opportuno ridurre (o addirittura annullare) risorse ed ausili a loro vantaggio, a prescindere dai loro effettivi bisogni”. Parole chiare che permetteranno al governo di Giuseppe Conte di fornire la sua visione sulla materia dell’eutanasia e dell’aumento delle tutele riservate a malati e caregiver.

Nel frattempo, Binetti attende, insieme alle numerose associazioni di pazienti con malattie rare, parole chiare dal governo anche sul nuovo Piano Nazionale dedicato a queste patologie. Palazzo Chigi sta infatti impiegando troppo tempo per rispondere a un’interrogazione recentemente depositata dalla senatrice.

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