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Piano terapeutico

Per ridurre il rischio di contagio virale occorre limitare l'affluenza negli ambulatori: un modello da seguire anche dopo la fine dell'emergenza?

Roma – In questi giorni, in cui il numero dei contagi da Coronavirus in Italia cresce senza tregua, l'imperativo categorico è evitare gli assembramenti. Anche l'AIFA è corsa ai ripari, e ha riorganizzato in questo senso diverse attività sanitarie: l'obiettivo è ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti anziani o con malattie croniche, e limitare l’affluenza negli ambulatori specialistici da parte dei pazienti che dovrebbero ottenere il rinnovo dei piani terapeutici per i medicinali soggetti a monitoraggio AIFA.

La validità dei piani terapeutici web-based o cartacei già sottoscritti dai medici specialisti e che risultano in scadenza nei mesi di marzo e aprile 2020 sarà estesa di 90 giorni a partire dal momento della scadenza. Al termine del suddetto periodo di proroga, in assenza di nuove comunicazioni, il rinnovo dei piani terapeutici dovrà avvenire secondo le consuete modalità”, chiarisce l'AIFA in una nota dell'11 marzo.

Nel caso in cui il paziente presenti un peggioramento della patologia di base o un’intolleranza al trattamento, l’estensione di validità non potrà essere automatica, ma dovrà essere contattato lo specialista di riferimento con modalità che saranno definite dalle singole Regioni”, prosegue l'AIFA. Queste misure transitorie saranno valide per il tempo strettamente necessario alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.

I piani terapeutici, introdotti nel 1994 in seguito alla ridefinizione della lista di quei medicinali ritenuti essenziali e quindi rimborsabili da parte del Servizio Sanitario Nazionale, presentano in sé una duplice valenza. Consentono infatti, da un punto di vista regolatorio, di limitare la rimborsabilità di questi farmaci alle sole condizioni cliniche supportate da evidenze scientifiche, e da un punto di vista clinico di garantire al paziente la continuità terapeutica fra ospedale e territorio, assicurando allo stesso tempo l’appropriatezza d’impiego dei farmaci, indirizzando le scelte terapeutiche del medico verso molecole più efficaci e sperimentate.

La Lombardia e il Veneto, le Regioni più duramente colpite dall'epidemia di COVID-19, sono state fra le prime a recepire queste indicazioni. Il Veneto si è adeguato con due comunicazioni a tutti gli interessati, la prima il 13 marzo e la seconda il 17 marzo, le quali chiariscono fra l'altro che la possibilità di proroga del piano terapeutico “è applicabile limitatamente ai pazienti già in terapia, stabili, non già sottoposti a monitoraggio frequente secondo quanto stabilito dal medico specialista”. La proroga è valida a meno che il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta non ritenga necessaria una modifica della cura o reputi che la visita specialistica prevista in occasione del rinnovo del piano terapeutico non sia differibile per ragioni cliniche.

La nota della Regione Lombardia chiarisce inoltre che, in analogia con le disposizioni relative ai piani terapeutici dei medicinali, sono stati prorogati di 90 giorni anche quelli in scadenza nei mesi di marzo e aprile e riferiti a particolari categorie: soggetti con alimentazione speciale, diabetici che necessitano di ausili per il controllo della glicemia, sensori, microinfusori e altro materiale di consumo, pazienti stomizzati e incontinenti che necessitano di ausili.

La stessa logica è stata adottata in merito agli studi clinici: fra le novità introdotte dall'Agenzia Italiana del Farmaco c'è la possibilità di svolgere presso il domicilio del paziente o in una struttura diversa dal centro clinico alcune attività connesse alla sperimentazione, come le visite, gli esami e la gestione delle reazioni avverse. L'obiettivo è quello di garantire la continuità terapeutica e di rendere disponibile il farmaco ai pazienti senza che debbano recarsi in ospedale. Perciò gli enti promotori delle sperimentazioni cliniche avranno la possibilità di stipulare contratti diretti con aziende o agenzie specializzate di servizi (come quelli di “home nursing”) per condurre attività correlate alla gestione dei pazienti. Sia per i piani terapeutici che per gli studi clinici, dunque, si tratta di una riorganizzazione temporanea, ma se il metodo dovesse funzionare si potrebbe ipotizzare una proroga, o magari un'implementazione di queste misure in pianta stabile.

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