TEL AVIV (ISRAELE) – La malattia di Tay Sachs è una rara patologia neurodegenerativa da accumulo lisosomiale. La sua prevalenza è di 1 su 320.000 nati vivi nella popolazione generale, ma è circa cento volte superiore negli ebrei ashkenaziti. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv ha valutato l’effetto del trattamento con pirimetamina ciclica, a basso dosaggio e a lungo termine, in soggetti con Tay Sachs a esordio tardivo: i risultati sono stati resi noti sull’Orphanet Journal of Rare Diseases. La forma tardiva ha di solito i primi sintomi fra i 30 e i 50 anni. A differenza delle altre forme, di solito non è fatale, dato che gli effetti possono smettere di progredire. È caratterizzata da instabilità nell’andatura e progressivo deterioramento neurologico. I sintomi sono difficoltà nel linguaggio e nella deglutizione, spasticità, declino cognitivo e malattia psichiatrica, in particolare una psicosi simile alla schizofrenia. Nell’età adulta i pazienti potrebbero essere costretti all’uso della sedia a rotelle.
Questa patologia deriva dalla mutazione del gene che codifica la subunità alfa dell’enzima beta-esosaminidasi (HexA). Attualmente non esiste alcun trattamento efficace per la Tay Sachs e per altre malattie neurodegenerative che coinvolgono il sistema nervoso centrale. In uno studio in aperto su quattro pazienti con Tay Sachs a esordio tardivo, la pirimetamina è stata avviata a una dose media giornaliera di circa 2,7 mg e somministrata ciclicamente per una durata media di 82,8 settimane (circa 1,5 anni).
L’attività di HexA è aumentata in tutti i soggetti, con un incremento medio di 2,24 volte rispetto al basale. La durata media del trattamento, necessaria per raggiungere questo picco, è stata di 15,7 settimane. In seguito a questo aumento, l’attività del gene è gradualmente diminuita con l’uso continuato di pirimetamina, che è stato poi interrotto, con un conseguente ritorno al basale dell’attività di HexA. È stato quindi iniziato un secondo ciclo di trattamento, con un conseguente nuovo aumento dell’attività del gene.
Tre dei pazienti hanno avuto un misurabile deterioramento neuropsichiatrico, mentre un soggetto è rimasto del tutto stabile. Un basso dosaggio ciclico di pirimetamina ha dimostrato di poter aumentare l’attività del gene HexA in pazienti con Tay Sachs a esordio tardivo. Tuttavia, l’aumento osservato è ripetutamente transitorio e non associato a evidenti benefici neurologici o a effetti psichiatrici.