Gotta, intervista al prof. Montecucco
Professor Carlomaurizio Montecucco

Il prof. Carlomaurizio Montecucco, Presidente FIRA: “Consapevolezza e diagnosi tempestiva per una migliore gestione della patologia”

Roma – Definita “la malattia dei re”, la gotta è una patologia reumatologica ancora molto diffusa e attuale, sebbene nella cultura popolare sia tuttora associata a qualcosa di superato. Documentata già nell’Antico Egitto nel 2640 a.C. e studiata nei secoli da Ippocrate fino ai giorni nostri ha colpito figure di grande rilievo storico e intellettuale, tra cui Alessandro Magno, Cesare Augusto, Enrico VIII, Newton e Darwin. Oggi, tuttavia, non è più un problema riservato alle classi abbienti, bensì una patologia in crescita a livello globale, soprattutto a causa del dilagare dell’obesità e di stili di vita poco salutari.

“La storia della gotta è lunga, affascinante e per molti aspetti misteriosa,” afferma il prof. Carlomaurizio Montecucco, Presidente di FIRA (Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia) e ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo. “Se un tempo colpiva principalmente nobili e ricchi, per le loro abitudini alimentari particolarmente ricche di carne, oggi questa malattia si è ‘democraticizzata’ e rappresenta una delle forme più comuni di artrite infiammatoria negli adulti, che andrebbe diagnosticata in tempo e gestita con maggiore attenzione”.

La gotta è causata dall’accumulo di cristalli di acido urico nelle articolazioni, provocando episodi di infiammazione acuta caratterizzati da dolore intenso, gonfiore e arrossamento, spesso localizzati nell’alluce o nelle ginocchia. La malattia ha una base genetica e può essere aggravata da fattori dietetici e dall’uso di alcuni farmaci, come i diuretici. L’evoluzione della gotta può portare a episodi sempre più frequenti fino a una condizione cronica, con il rischio di danni articolari irreversibili e la formazione di tofi (depositi di cristalli di urato monosodico nel tessuto sottocutaneo e negli organi). Inoltre, l’iperuricemia, ossia livelli elevati di acido urico nel sangue, è associata a patologie come ipertensione, diabete, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.

“La gotta è l’artrite più acuta che è dato conoscere e la più comune tra gli adulti, soprattutto nei maschi sopra i 40 anni. La sua incidenza è in aumento anche in Italia, come nel resto del mondo,” sottolinea il prof. Montecucco. “Fortunatamente, oggi disponiamo di farmaci efficaci sia per il controllo degli attacchi acuti che per la riduzione dei livelli di acido urico, permettendo un trattamento mirato e a lungo termine.”

Il trattamento della gotta si basa sull’uso di antinfiammatori e colchicina per gli episodi acuti, mentre per la gestione cronica vengono impiegati farmaci ipouricemizzanti. Tuttavia, è fondamentale un approccio terapeutico personalizzato, poiché l’abbassamento dei livelli di uricemia può inizialmente aumentare la frequenza degli attacchi.

Accanto alla terapia farmacologica, è essenziale adottare uno stile di vita sano, con un’alimentazione bilanciata povera di purine (contenute in carne rossa, insaccati, alcolici, birra e bevande zuccherate), mantenere un peso adeguato ed evitare il consumo eccessivo di alcol.

“La gotta non è solo una malattia dolorosa, ma può avere gravi conseguenze sulla qualità di vita e sulla salute generale. È fondamentale sensibilizzare la popolazione e promuovere diagnosi tempestive per una gestione ottimale della malattia,” conclude il prof. Montecucco.

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