L'approfondimento della dr.ssa Cristiana Bergamini, dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

MILANO – I tumori maligni del distretto cervicofacciale sono neoplasie rare in quanto interessano solo il 5% di tutti i tumori; in Italia, in particolare, si stimano annualmente oltre 10.000 nuove diagnosi e circa 4.500 decessi. Infatti, seppur a bassa incidenza (16 casi su 100.000 abitanti), la malattia esige un’adeguata pianificazione diagnostica, terapeutica e assistenziale, in quanto le problematiche cliniche causate da tale neoplasia minano pesantemente un distretto grazie al quale non solo vengono garantite funzioni vitali (quali la respirazione e l’alimentazione), ma attraverso cui vengono anche assicurate funzioni (quali la fonazione, la masticazione e la deglutizione) molto importanti sul piano relazionale. Ne abbiamo parlato con la dr.ssa Cristiana Bergamini, medico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, nella Struttura Complessa “Oncologia Medica 3 – Tumori Testa e Collo”, diretta dalla dott.ssa Lisa Licitra.

“I fattori di rischio per queste neoplasie sono molteplici, ma la causa principale (rilevabile nell’80% dei pazienti) è rappresentata dalla prolungata esposizione al fumo di tabacco (o di pipa) e dall’elevato consumo di bevande alcoliche, ancor più se associati, data la loro azione sinergica”, spiega la dr.ssa Bergamini, autrice di un recente studio retrospettivo pubblicato sulla rivista Oral Oncology.

Altri fattori di rischio possono essere rappresentati da una scarsa igiene orale, da un errato posizionamento di protesi dentarie o dalla protratta presenza di denti scheggiati. Per il tumore del labbro e della cute del distretto cervicocefalico, l’esposizione al sole è un possibile fattore favorente.

“Anche i virus sono coinvolti nell’eziopatogenesi di queste neoplasie”, continua la dottoressa. “Il virus di  Epstein-Barr, infatti, è in stretta relazione con il carcinoma del rinofaringe; mentre il Papilloma Virus rientra nella possibile eziologia del carcinoma spinocellulare dell’orofaringe, il cui impatto epidemiologico nel mondo sta diventando rilevante, data la modalità di trasmissione prevalentemente sessuale. La presenza di tali virus nei tessuti sani predispone allo sviluppo del tumore, anche in assenza dell’abuso di tabacco ed alcool”.

Per quel che concerne il tumore dei seni paranasali, che comprendono prevalentemente il seno mascellare e l’etmoide, la loro causa principale è da ricercarsi nell’esposizione all’inalazione di polveri di legno e di prodotti della lavorazione del cuoio; tale correlazione è così forte che questi tumori sono riconosciuti fra le malattie da esposizione professionale. Inoltre, i pazienti esposti a radiazioni ionizzanti (sia a scopo terapeutico che accidentale) hanno una predisposizione a sviluppare i tumori della tiroide.

Ovviamente, esiste anche una piccola quota di pazienti per i quali non è possibile identificare una causa ben precisa, ma per i quali si suppone esistano fattori genetici, non ancora identificati, favorenti l’insorgenza del tumore.

A causa dell’eterogeneità eziologica e delle differenti sottosedi che possono essere colpite (laringe, faringe, cavo orale, tiroide, cute, seni paranasali, ghiandole salivari), i comportamenti biologici di tali neoplasie sono estremamente variabili, con necessità di strategie di cura differenti a seconda dell’istotipo e della sottosede.

“Il sospetto diagnostico di questo tumore può essere avanzato sulla scorta della sola sintomatologia riferita dal paziente”, sottolinea l'oncologa. “Sintomi aspecifici quali il mal di gola, l’ostruzione nasale, l’affanno del respiro, la difficoltà deglutitoria o i dolori al collo, quando perduranti e poco rispondenti alle comuni terapie antinfiammatorie e antibiotiche, sono sempre da indagare, perché potenzialmente correlabili a tale malattia, soprattutto in presenza dei fattori di rischio prima menzionati (cioè fumo e alcol)”.

La malattia può manifestarsi anche con tumefazioni o nodulazioni persistenti alla bocca o al collo, spesso per incremento volumetrico delle stazioni linfonodali di drenaggio della neoplasia. Oltre a quanto rilevato dalla raccolta anamnestica e dalla visita clinica (mediante l’esplorazione transorale e l’impiego di un fibroscopio ottico), sono indispensabili esami strumentali mirati quali ecografia, TC, risonanza magnetica e PET, variamente integrati tra loro.

“Alcuni tumori del distretto cervicofacciale – conclude la dr.ssa Bergamini – possono persino beneficiare di specifiche analisi molecolari, dato il loro valore predittivo di chemiosensibilità o meno (es. proteina TP53) della neoplasia. In caso di neoplasie rare (come quelle ad origine salivare o sinonasale) suggeriamo sempre una revisione istologica in centri ad alta specialità a conferma definitiva della diagnosi istologica, data la difficoltà di inquadramento, come si riscontra in tutti i tumori classificati come rari”.

Leggi anche "Tumori testa e collo: l'approccio multidisciplinare è essenziale".

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