La dr.ssa Grazia D’Angelo, neurologa dell’ IRCCS “Eugenio Medea” di Bosisio Parini, commenta il suo studio di fase III
“L’idebenone ha mostrato un effetto significativo sulla muscolatura respiratoria nella distrofia di Duchenne : non ci aspettavamo un dato così eclatante”, ha dichiarato la dr.ssa Grazia D’Angelo, dell’Unità di Patologie Neuromuscolari dell’Istituto di Ricerca e Cura IRCCS “Eugenio Medea” di Bosisio Parini (Lecco). La dr.ssa D’Angelo, insieme ad altri ricercatori provenienti da Belgio, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Francia, Svezia, Austria, Spagna e Stati Uniti, ha recentemente pubblicato il suo studio di fase III sulla rivista The Lancet .
“L’idebenone è una molecola integrativa, più che un farmaco in senso stretto, e agisce sulle vie mitocondriali, aiutandole a lavorare meglio. I mitocondri provvedono a fornire risorse energetiche alle fibre muscolari e rallentano i processi di degenerazione, producendo degli antiossidanti”, spiega la dottoressa. “Nella Duchenne e in altre distrofie mancano delle proteine indispensabili per l’integrità della fibra muscolare, con il tempo ed a seguito di contrazioni muscolari, le fibre collassano e portano ad una riduzione della massa muscolare e soprattutto della funzione del muscolo. Le fibre morte, poi, liberando sostanze “tossiche” portano all’innesco di una serie di reazioni a catena che portano ad un’ulteriore degenerazione”.
Il farmaco è stato sperimentato su 66 ragazzi fra i 10 e i 18 anni, assegnati in modo casuale a ricevere per via orale idebenone o un placebo per 52 settimane. L’idebenone ha avuto un effetto significativo non solo sul picco di flusso espiratorio (PEF), ma anche sulla capacità vitale forzata (FVC) e sul volume espiratorio massimo in 1 secondo (FEV1).
“Già negli studi preliminari, sui topi e in seguito su un piccolo gruppo di ragazzi, l’idebenone aveva mostrato un’azione positiva sul cuore e sull’apparato respiratorio”. La cardiomiopatia e l’insufficienza respiratoria, infatti, sono le prime cause di morte nella distrofia di Duchenne. “In questo studio di fase III, con un target più ampio, abbiamo avuto la conferma sull’efficacia del farmaco, e i dati sono stati molto omogenei nei vari Paesi, nonostante ci fossero dei criteri d’inclusione molto rigidi”. Gli effetti indesiderati, oltretutto, sono stati molto miti: reazioni intestinali, come per tutti i farmaci che agiscono sui mitocondri, diarrea e mal di testa.
Il prossimo passaggio sarà rendere questa terapia disponibile per i pazienti. “L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha già autorizzato il farmaco, ma non ancora ad un dosaggio così elevato”, continua la dr.ssa D’Angelo. “Questo principio attivo, infatti, è in commercio in pastiglie da 45 mg, mentre il dosaggio da noi usato nello studio è stato di 900 mg (300 mg tre volte al giorno). I pazienti con distrofia di Duchenne assumono anche cortisone: in studi precedenti l’idebenone ha dimostrato la sua efficacia anche in associazione a questo farmaco”.
“Si tratta di una terapia che aiuta la muscolatura respiratoria e rallenta il decorso della malattia, ma non è una cura”, avverte la dr.ssa D’Angelo. “Nel corso dello studio abbiamo effettuato anche una misurazione della forza degli arti superiori: i dati sono in analisi e non sono ancora stati pubblicati, ma nei prossimi mesi forniremo alcuni risultati preliminari”.
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