HIV, ANLAIDS: "Necessario fare il test”

“Sottoporsi all’esame anche senza sintomi è fondamentale per fermare l’epidemia silenziosa”

Roma – Su oltre 11.400 test per l’HIV eseguiti nel nostro Paese dal 2018 al 2024, un caso ogni 130 circa è risultato positivo: grazie all’impegno delle sue sedi regionali, negli anni ANLAIDS ha infatti promosso in tutta Italia iniziative di testing rapido e counselling fuori dagli ospedali, presso CheckPoint e presidi dell’Associazione. Tra chi si è sottoposto al test per la prima volta, stando alle stime di ANLAIDS, una positività ogni 279 esami effettuati. I dati sono stati presentati dall’Associazione al XVII congresso nazionale ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, quest’anno in cui l’Associazione celebra i 40 anni di attività.

Il 43% di coloro che si sono sottoposti al test – di cui il 41,9% salivari, il 58,2% capillari, il 61,1% effettuato su uomini, il 38,9% su donne – aveva età compresa tra i 18 e i 24 anni, il 28% tra i 25 e i 30 anni, il 16% tra i 31 e i 40. Il 61% ha dichiarato comportamento eterosessuale, il 34% omosessuale. Il 75% era italiano, il 25% straniero.

Il test rapido, disponibile anche in versione salivare, anonimo, non invasivo e gratuito, restituisce il risultato in pochi minuti. È uno strumento prezioso per raggiungere chi altrimenti non si sottoporrebbe al test, soprattutto i giovani, che rappresentano il 43% del campione testato da ANLAIDS, le persone asintomatiche e coloro che non si rivolgono abitualmente ai servizi sanitari.

Questi numeri ci dicono che il virus circola anche tra chi non ha sintomi e non si percepisce a rischio”, dichiara Luca Butini, presidente di ANLAIDS. “L’HIV oggi si può prevenire e trattare, ma solo se si conosce il proprio stato sierologico e il test rappresenta il primo passo fondamentale. Per intercettare le infezioni sommerse, servirebbero almeno 2,5 milioni di test in un anno. È un obiettivo ambizioso, ma possibile che ci porterebbe a raggiungere l’obiettivo globale di UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite per l’HIV/AIDS, di porre fine alla sindrome da immunodeficienza acquisita come minaccia per la salute pubblica entro il 2030”.

Secondo l’ultimo notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 il nostro Paese ha registrato un incremento significativo delle nuove diagnosi di infezione da HIV, segnando un ritorno ai livelli precedenti alla pandemia di COVID-19, con 2.349 nuove diagnosi segnalate, pari a un’incidenza di 4,0 casi per 100.000 residenti (+9,8% rispetto al 2022).

Stando al Rapporto 2024 di sorveglianza per HIV/AIDS pubblicato dal Centro europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), emerge un numero totale di nuove diagnosi di HIV pari a 113.000 in 47 dei 53 Paesi della regione europea dell’OMS, in leggero aumento (+2,4%) rispetto all’anno precedente.

“Questo dato allarmante impone un cambio di paradigma: il test deve essere portato dove le persone vivono, lavorano e si curano. Investire nei test rapidi significa abbattere le barriere all’accesso, ridurre le diagnosi tardive e costruire una sanità più inclusiva ed efficace. ANLAIDS auspica che il Piano Nazionale d’Azione per porre fine all’HIV, alle epatiti virali e alle infezioni sessualmente trasmissibili (PNA HIV-EP-IST), ora al vaglio della Conferenza Stato Regioni, conduca a politiche regionali che prevedano fondi dedicati, formazione del personale e campagne di sensibilizzazione per promuovere l’uso dei test rapidi in tutti i contesti sanitari e comunitari. ANLAIDS invita tutti a informarsi, proteggersi e testarsi. La conoscenza è la prima forma di prevenzione: nessuno dovrebbe scoprire troppo tardi di essere positivo”, conclude il presidente di ANLAIDS Luca Butini.

TEST HIV: COSA OCCORRE SAPERE

- Quando va fatto il test HIV? Cosa si intende per “periodo finestra”?
Il test va effettuato ogni qual volta si è corso un rischio e al termine del periodo finestra, ossia il periodo di tempo necessario affinché il test possa rilevare con certezza l’infezione. Il test è anche consigliato come esame di routine per le persone sessualmente attive.

- Quali sono i test a disposizione per la diagnosi di infezione da HIV?
Esistono diversi tipi di test per la diagnosi di infezione da HIV:
• Test di terza generazione: rilevano solo gli anticorpi contro il virus HIV; il risultato è definitivo a 90 giorni dall’esposizione al rischio.
• Test di quarta generazione (definiti “combo”): rilevano anticorpi anti-HIV e l’antigene p24, proteina presente nel core dell’HIV-1 (diffuso in tutto il mondo, diversamente dall’HIV-2, prevalente in alcune regioni dell’Africa Occidentale); il risultato è definitivo a 40 giorni.
• Test rapido: salivare (solo terza generazione) o capillare (terza o quarta generazione), con esito in pochi minuti.
• Test molecolare (PCR/NAT): usato solo in contesti specifici (donatori di sangue e di organi e per la diagnosi nel neonato di madre sieropositiva per HIV), dunque non per diagnosi standard. Non è utilizzato come test diagnostico in quanto più costoso e laborioso; deve essere eseguito da personale specializzato perché, se non effettuato accuratamente per prevenire contaminazioni, può dare risultati falsi positivi.
• Western Blot: test di conferma in caso di positività.
Recentemente, l’aggiornamento delle Linee Guida ha suggerito l’adozione dei soli test di quarta generazione.

- Il test è influenzato da cibo, farmaci o fumo?
• No, non è necessario il digiuno.
• Il fumo e i farmaci comuni non alterano il risultato.
• Solo per il test salivare è richiesto non mangiare, bere o fumare nei 30 minuti precedenti.
• In caso di terapie immunosoppressive, meglio evitare i test rapidi e informare il medico.

- Il test è affidabile? Cosa si intende per sensibilità e specificità?
Il test è altamente affidabile. Si definisce “specificità” la capacità di identificare correttamente i negativi (>99,5%); con il termine “sensibilità” ci si riferisce alla capacità di identificare correttamente i positivi. Tutti i test rilevano HIV-1, HIV-2 e forme ricombinanti.

- Dove si può fare il test?
• Presso strutture sanitarie pubbliche, come ospedali e ASL, o laboratori privati convenzionati. L’accesso, generalmente libero, a volte può prevedere la necessità di una prenotazione. L’accesso al test – gratuito – è diretto, non richiede quindi l’impegnativa. Solo in alcuni casi possono essere richiesti l’impegnativa medica o il pagamento di un ticket, a seconda della modalità di accesso della singola struttura e della normativa regionale.
• In laboratori privati (a pagamento).
• In CheckPoint (in città come Milano, Roma, Bologna, Ancona, ecc.) e presso associazioni, come Anlaids, in forma gratuita e/o in occasione di campagne periodiche di sensibilizzazione.
• A casa, con test acquistabili in farmacia.
Il test può essere fatto anche in forma anonima: in questo caso è necessario verificare preventivamente la possibilità contattando il centro.
Il Ministero della Salute ha promosso un sito internet www.uniticontrolaids.it con un elenco di centri presso cui fare il test con le relative regole di accesso.

- Come si interpreta il risultato del test? Come viene fatta la diagnosi?
• Negativo: nessuna infezione (se il test viene eseguito dopo il “periodo finestra”).
• Positivo: richiede conferma con Western Blot.
• Indeterminato: molto raramente, un test può dare un risultato non chiaro o non valido (in particolare in caso di sieroconversione durante il “periodo finestra”) e quindi è necessario ripeterlo.
La diagnosi si basa su test anticorpali (terza o quarta generazione) e, se necessario, test di secondo livello per distinguere tra HIV-1 e HIV-2.

- Il risultato del test è confidenziale? La privacy è tutelata? Possono fare il test i minorenni?
• Il test è coperto da privacy: il risultato è consegnato solo all’interessato.
• È richiesto il consenso informato.
• I minorenni possono fare il test solo con autorizzazione dei genitori, di chi esercita la patria potestà o del giudice tutelare, nonostante sia aperto il dibattito per poter estendere loro l’accesso al test (dai 14 anni) senza la previa autorizzazione.
• In caso di positività, il caso (non l’identità) viene registrato a fini statistici presso il Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità.
• Il test può essere fatto senza consenso solo in caso di pericolo di vita, quando l’interesse alla tutela della persona e l’urgenza della verifica supera la necessità che la stessa sia consenziente all’esame.

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