Il trattamento con l'antibiotico antitubercolare isoniazide sembra in grado di proteggere dall’infezione le persone sieropositive che vivono in zone dove la tubercolosi è molto diffusa, almeno nel breve termine. A suggerirlo sono due studi di due gruppi diversi di ricercatori, appena presentati all’International AIDS Conference, a Washington e riportati dal portale Pharmastar. In uno dei due studi i pazienti sieropositivi che hanno assunto isoniazide per un anno hanno mostrato una riduzione del 37 per cento del rischio di contrarre la tubercolosi, mentre nel secondo, di tipo retrospettivo, un trattamento con isoniazide per 6 mesi ha ridotto il rischio di tubercolosi nell’arco di 18 mesi del 48 per cento.

Il primo studio, randomizzato, controllato e in doppio cieco, è stato realizzato in Sudafrica, nella township di Cape Town Khayelitsha, una comunità di 600.000 persone deve si registra un’alta prevalenza sia dell’infezione da HIV (intorno al 33 per cento) sia della tubercolosi (pari a 1.600/100.000 persone).

Il trial ha coinvolto 1.329 pazienti (età media 34 anni; 40 per cento donne), di cui 667 sottoposti a una terapia preventiva con isoniazide e i rimanenti con placebo. I partecipanti sono stati trattati per 12 mesi e poi seguiti per altri 3 anni. Tutti erano in trattamento con antiretrovirali in media da un anno e nessuno al momento dell’arruolamento aveva già contratto la tubercolosi.
Complessivamente, nel corso del follow-up si sono registrati 94 casi incidenti di tubercolosi e il tasso di contagio è stato di 3,6 casi per 100 anni-persona nel gruppo di controllo contro 2,3 casi per 100 anni-persona nel gruppo isoniazide, una differenza pari, appunto, a una riduzione del rischio del 37 per cento.

Non si sono osservate, invece, differenze significative per quanto riguarda la mortalità, che è stata del 3 per cento nel gruppo placebo e del 2,1 per cento nel gruppo isoniazide, mentre l’aumento delle transaminasi epatiche si è osservato nell’1,3 per cento dei pazienti trattati con placebo e nel 2,9 per cento di quelli trattati con isoniazide .
Nel secondo studio, gli autori hanno esaminato le cartelle cliniche di 1.100 pazienti sieropositivi in cura presso l’Okongo Hospital, nel nord della Namibia, un’area dove la prevalenza sia dell’HIV sia della tubercolosi è elevata.

Durante la sua presentazione poster, Tadresse Teferi Mekonen, dell’International Training & Education Center for Health di Windhoek, Namibia, ha detto che tra i pazienti adulti sottoposti nel suo centro a una terapia preventiva con isoniazide, circa il 95 per cento non aveva contratto l’infezione tubercolare dopo 18 mesi contro il 65 per cento dei pazienti non sottoposti al trattamento con l’antitubercolare.
L’autore ha spiegato che 6 mesi di terapia preventiva con isoniazide hanno ridotto i casi di tubercolosi del 48 per cento, ma dopo 18 mesi l'effetto protettivo dell’antibiotico è scemato. Dopo 2 anni e mezzo la differenza tra i pazienti sottoposti al trattamento preventivo e quelli non esposti non è più risultata statisticamente significativa e dopo 3 anni e mezzo non si è più visto alcun vantaggio evidente nell’avere effettuato il trattamento.

Il tempo mediano trascorso dall'interruzione della terapia con isoniazide all’osservazione di un’infezione tubercolare è stato di 30 mesi e questo dato, ha detto Mekonen, potrebbe indicare la necessità di eseguire più volte la profilassi nei pazienti residenti in un ambiente dove la tubercolosi è endemica.

Lo studio ha riguardato 1.115 pazienti sieropositivi presi in carico nel centro di Windhoek dal marzo 2005 al febbraio 2009 e seguiti fino al 30 novembre 2011, per un totale di 3770,8 anni-persona. Circa l'82 per cento era in trattamento con antiretrovirali e il 67,3 per cento erano donne. A nessuno dei partecipanti era mai stata diagnosticata precedentemente la tubercolosi e nessuno era mai sottoposto prima alla profilassi con antitubercolare.

Il rischio complessivo di mortalità è risultato di circa il 10 per cento, con 99 decessi nel gruppo non sottoposto alla terapia preventiva con l’antitubercolare e solo 11 nel gruppo sottoposto alla profilassi.
I ricercatori hanno analizzato i loro dati con diversi modelli statistici e in tutti i casi il trattamento preventivo è risultato significativamente utile, fino a 18 mesi.

I ricercatori concludono quindi che effettuare la profilassi con isoniazide può migliorare le prevenzione della tubercolosi nei pazienti sieropositivi, che notoriamente hanno un rischio di contrarre l’infezione più elevato rispetto ai soggetti sieronegativi.

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