L’idea è sfruttare il suo modo di replicazione e mutamento

STRASBURGO - Secondo il team dell’IBMC (Institut de Biologie et Moléculaire Cellulaire) di Strasburgo il virus dell’HIV può essere trasformato in uno strumento biotecnologico in grado di migliorare i trattamenti antitumorali.
Lo studio, pubblicato su PloS Genetics spiega come è possibile che, sfruttando il meccanismo di replicazione dell’HIV, i ricercatori siano stati in grado di selezionare una specifica proteina mutante che ha migliorato l’efficacia del trattamento antitumorale in maniera significativa.
Il virus dell'immunodeficienza umana (HIV), che provoca l'AIDS, utilizza materiale cellulare umano per moltiplicarsi, inserendo il suo materiale genetico nel genoma delle cellule ospiti. La caratteristica distintiva del virus HIV è che muta continuamente, e genera di conseguenza più proteine mutanti (o varianti) nel corso delle sue moltiplicazioni successive. Questo fenomeno permette al virus di adattarsi ai ripetuti cambiamenti ambientali e resistere ai trattamenti antivirali che sono stati sviluppati finora.

All’ IBMC (Institut de Biologie et Moléculaire Cellulaire) di Strasburgo, i ricercatori del CNRS (Architecture et Réactivité de l'ARN laboratory) hanno avuto l'idea di utilizzare questa strategia di moltiplicazione per incanalare gli effetti del virus a scopo terapeutico, in particolare nei trattamenti anticancro.

Grazie alle proprietà delle proteine mutanti è così possibile moltiplicare l’effetto dei farmaci antitumorali, riducendone le dosi e limitandone gli effetti collaterali.
Per questa tecnica sperimentale le proteine mutanti sono state testate direttamente su cellule in coltura. Il passo successivo sarà effettuare degli studi sul modello animale.

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