La prof.ssa Lisa Licitra (Pavia): “Desideriamo che il CNAO diventi un punto di riferimento terapeutico, culturale e scientifico nell’ambito delle neoplasie rare”.
Realizzare una rete da pesca è un’operazione meticolosa che richiede impegno e attenzione dal momento che ogni nodo deve esser ben fatto per reggere i carichi che i pescatori si augurano di poter trarre fuori dal mare. Allo stesso modo, una Rete di strutture di riferimento per malattie e tumori rari deve essere capillare sul territorio e ha bisogno di contare su nodi solidi, come il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO), nato a Pavia vent’anni fa e divenuto col tempo un’istituzione nel trattamento di certi tumori resistenti alle terapie standard e non asportabili chirurgicamente. Infatti, sotto la superficie dell’edificio trova posto un sincrotrone simile a quello presente al CERN di Ginevra che permette di accelerare i protoni e gli ioni carbonio per spararli in maniera mirata sulle cellule tumorali da uccidere.
Questa moderna tecnologia per il trattamento dei tumori si chiama adroterapia e non è disponibile presso qualunque ospedale: oltre al CNAO di Pavia solo altri 5 centri al mondo hanno la possibilità di trattare i tumori con fasci di protoni e ioni carbonio. Tutto ciò contribuisce a fare del CNAO un nodo cruciale di quella rete così preziosa per coloro che necessitano di trattamenti radianti innovativi. All’inizio di quest’anno Osservatorio Malattie Rare era tornato a occuparsi dei tumori rari e, in modo particolare, del difficoltoso processo di concretizzazione di una Rete Nazionale dedicata a queste neoplasie che, nel complesso, affliggono quasi un milione di persone solo in Italia. “Nel nostro Paese, i tumori rari rappresentano circa il 25% di tutte le nuove diagnosi di tumore”, afferma la prof.ssa Lisa Licitra, Direttore Scientifico del CNAO. “Alcuni sono particolarmente resistenti ai trattamenti standard e possono essere aggrediti con una tecnologia avanzata, come quella presente al CNAO. Fra questi vi sono i sarcomi dei tessuti molli e delle parti ossee, alcuni tumori specifici del distretto cervico-facciale e il melanoma uveale [di cui è affetto anche il noto divulgatore scientifico Dario Bressanini, che proprio al CNAO ha svolto il suo percorso di cura, N.d.R.]”.
Il CNAO è, dunque, un centro di riferimento dalle potenzialità straordinarie che, in questi ultimi mesi, ha compiuto passi decisivi per consolidare la propria posizione all’interno di un network di strutture altamente specializzate nella presa in carico del paziente con tumore raro: già presente tra le file dell’Alleanza contro il Cancro (AAC), la rete oncologica fondata nel 2002 dal Ministero della Salute, il CNAO è entrato di recente a far parte di EURACAN (European Rare Adult Cancers Network), la rete promossa e sostenuta dall’Unione Europea allo scopo di migliorare i processi diagnostici e terapeutici e di promuovere la ricerca nel campo dei tumori rari dell’adulto. “Il tema della rarità ha acquisito rilievo nel tempo agli occhi dell’Europa che ha lanciato programmi di rete dedicati alle forme tumorali rare, con particolare riguardo a quelle onco-ematologiche e a quelle solide, sia del bambino che dell’adulto”, prosegue Licitra. “In ragione dell’esperienza maturata nel trattamento dei tumori rari del distretto testa-collo e dei sarcomi ossei e dei tessuti molli, il CNAO è stato selezionato per entrare a far parte della rete EURACAN, di cui fanno parte alcune delle maggiori realtà di cura in Italia e in Europa, e che definisce i percorsi di diagnosi e trattamento di queste rare forme neoplastiche”. Dunque, la parola d’ordine per il futuro è collaborazione, non solo con i medici e i professionisti del mondo della salute ma anche con le associazioni dei pazienti e con i rappresentanti dell’universo della comunicazione: soltanto mettendo in comune le forze potranno vedere la luce percorsi di cura personalizzati sulle caratteristiche del tumore e sulle esigenze del paziente.
Una tale filosofia di pensiero si estende anche alla Rete Nazionale dei Tumori Rari, istituita nel settembre 2017 e non ancora formalmente portata all’operatività. “La prima proposta di creazione di una rete dedicata ai tumori rari risale a circa 25 anni fa ed era frutto della sensibilità di quei medici desiderosi di lavorare insieme e scambiarsi informazioni”, riprende Licitra. “Si trattava di un’esigenza del tutto disinteressata, proveniente dal basso, ma destinata a portare un forte vantaggio ai pazienti. Speriamo che oggi il cammino di istituzionalizzazione della Rete Nazionale dei Tumori Rari prosegua spedito poiché, con la nascita delle Reti di Riferimento Europee (ERN), abbiamo potuto già comprendere quanto il tema della rarità meriti di essere affrontato in un’ottica multidisciplinare, in un quadro sia nazionale che internazionale”.
Ad ulteriore conferma di ciò, dall’inizio di quest’anno, il CNAO ha ottenuto l’accreditamento della Joint Commission International (JCI), un organismo indipendente che a livello mondiale certifica la qualità delle strutture sanitarie. La certificazione rilasciata dalla JCI attesta il valore dell’opera svolta al CNAO in accordo ai più alti standard internazionali ed è giunta dopo un intenso lavoro da parte dei principali Dipartimenti dell’Istituto di Pavia per la messa a punto di procedure grazie a cui migliorare l’operatività di tutti coloro che sono coinvolti nel funzionamento di ogni settore del CNAO.
“Tutto ciò costituisce un solido riconoscimento della qualità del lavoro svolto al CNAO”, conclude Licitra. “Mi auguro che l’integrazione nella rete EURACAN e l’accreditamento per l’assistenza ambulatoriale della JCI costituiscano solo il primo passo sulla strada per diventare un punto di riferimento culturale e terapeutico. Poiché dove si curano i tumori rari nascono competenze e conoscenze da condividere e mettere a disposizione di quanti ne abbiano bisogno. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Dobbiamo continuare a lavorare per offrire ai pazienti un servizio sempre più efficiente: per questo il CNAO è pronto a fare la sua parte e a mettersi in gioco anche sulla scena globale”.
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