Gli effetti tossici addizionali con questo regime completamente orale sono limitati, e la qualità di vita riferita dai pazienti è risultata simile al gruppo di controllo

NANTES (FRANCIA) – L'ixazomib è un inibitore orale del proteasoma, che è attualmente in fase di studio per il trattamento del mieloma multiplo. L'ultima ricerca su questo farmaco – un trial di fase III in doppio cieco, controllato con placebo – è stata pubblicata recentemente sul New England Journal of Medicine.

La sperimentazione ha riguardato 722 pazienti con mieloma multiplo recidivante, refrattario, o recidiante e refrattario. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere ixazomib più lenalidomide-desametasone (gruppo ixazomib) o placebo più lenalidomide-desametasone (gruppo placebo). L'end point primario era la sopravvivenza libera da progressione.

Questa è risultata significativamente più lunga nel gruppo ixazomib rispetto al gruppo placebo (20,6 mesi contro 14,7 mesi), a un follow-up mediano di 14,7 mesi, e un beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione, con il regime a base di ixazomib, è stato osservato in tutti i sottogruppi di pazienti prespecificati, anche in quelli con alto rischio di anomalie citogenetiche.

I tassi di eventi avversi gravi sono risultati simili nei due gruppi (47% nel gruppo ixazomib e 49% nel gruppo placebo), così come i tassi di morte durante il periodo di studio (rispettivamente il 4% e il 6%); si sono verificati eventi avversi di grado 3 o superiore rispettivamente nel 74% e nel 69% dei pazienti. Trombocitopenia di grado 3 e grado 4 si è verificata più frequentemente nel gruppo ixazomib (12% e 7%) rispetto al gruppo placebo (5% e 4%).

Il rash si è verificato più frequentemente nel gruppo ixazomib rispetto al gruppo placebo (il 36% contro il 23%), così come gli eventi avversi gastrointestinali, che erano prevalentemente di basso grado. L'incidenza di neuropatia periferica è stata del 27% nel gruppo ixazomib e del 22% nel gruppo placebo (eventi di grado 3 si sono verificati nel 2% dei pazienti in ciascun gruppo di studio). La qualità di vita riferita dai pazienti è risultata simile nei due gruppi.

L'aggiunta di ixazomib a un regime di lenalidomide e desametasone risulta quindi associata a una sopravvivenza libera da progressione significativamente più lunga, e gli effetti tossici addizionali con questo regime completamente orale sono limitati.

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