Sono quelli delle Aurora chinasi, uno studio dell’Università di Parma ne dimostra l’efficacia

Sono le cosiddette proteine Aurora chinasi e le IKK chinasi che, legandosi tra loro, creano una barriera per proteggere le cellule del mieloma multiplo dall’azione di alcuni farmaci antitumorali. Lo svela uno studio dell’Università di Parma, avviato nel 2010 e ora pubblicato sulla rivista Blood, che pone nuove basi biologiche per lo sviluppo di terapie efficaci contro questa aggressiva neoplasia.


Oltre ai chemioterapici classici, recentemente sono stati introdotti nel percorso terapeutico nuove molecole come bortezomib, lenalidomide e talidomide che hanno dimostrato, in molti studi, la loro efficacia nel rallentare la progressione tumorale. Negli ultimi anni la prognosi dei pazienti colpiti da mieloma multiplo è migliorata ma persistono casi che sviluppano una resistenza ai farmaci. Una strategia per aggirarla e rendere le cellule tumorali più vulnerabili alle terapie, spiegano i ricercatori italiani in questa ricerca, è la somministrazione di inibitori delle Aurora chinasi in combinazione con Apo2/TRAIL, un farmaco antitumorale già utilizzato nella terapia di tumori solidi.

“Gli inibitori delle Aurora chinasi bloccano le funzioni di queste proteine e impediscono il loro legame con le IKK chinasi, evitando così di fatto la formazione di questo scudo protettivo e rendendo di conseguenza le cellule del mieloma più vulnerabili all’azione di Apo2/TRAIL”, spiega il Dott. Paolo Lunghi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale in cui è stata condotta la ricerca.

Questa terapia combinata si è dimostrata efficace anche in tumori che non rispondono a bortezomib: somministrata nei topi, con effetti collaterali minimi, ha consentito una riduzione della massa tumorale fino al 90% e allungato la soppravvivenza a 90 giorni, sei volte maggiore rispetto a quella osservata nei topi con mieloma multiplo non trattati. “Gli incoraggianti risultati di questo studio preclinico forniscono le basi biologiche per la generazione di trials clinici potenzialmente in grado di migliorare la prognosi di pazienti affetti da mieloma multiplo”, conclude.

 

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