Il lenalidomide associato al desametasone è un trattamento di riferimento per il mieloma multiplo recidivato. La combinazione dell’inibitore del proteasoma carfilzomib con lenalidomide e desametasone ha dimostrato efficacia in uno studio di fase 1 e 2 su questo tipo di tumore del midollo osseo.
Un gruppo di studiosi, fra i quali il prof. Antonio Palumbo, della Divisione di Ematologia dell’ospedale “Molinette” di Torino, ha confermato questa efficacia in un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine.
I ricercatori hanno destinato 792 pazienti con mieloma multiplo recidivato a ricevere casualmente carfilzomib con lenalidomide e desametasone (gruppo carfilzomib) o lenalidomide e desametasone da soli (gruppo di controllo). L’end point primario era la sopravvivenza libera da progressione.
La sopravvivenza libera da progressione è significativamente migliorata con il carfilzomib (in media 26,3 mesi contro i 17,6 mesi del gruppo di controllo). I tassi di sopravvivenza globale a 24 mesi sono stati rispettivamente il 73,3% e il 65,0% nel gruppo carfilzomib e in quello di controllo. I tassi di risposta generale (risposta parziale o meglio) erano rispettivamente dell’87,1% e del 66,7% nei gruppi carfilzomib e di controllo.
Gli eventi avversi di grado 3 o superiore sono stati riportati rispettivamente nell’83,7% e nell’80,7% dei pazienti del gruppo carfilzomib e di controllo; il 15,3% e il 17,7% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi. I pazienti nel gruppo carfilzomib, inoltre, hanno riferito una migliore qualità della vita.
Nei pazienti con mieloma multiplo recidivato, dunque, l’aggiunta di carfilzomib al lenalidomide e al desametasone ha portato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione e ha avuto un profilo di rischio-beneficio favorevole.
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