Il prof. Massimo Falconi (S. Raffaele) descrive le attività della società scientifica ENETS
MILANO – I tumori neuroendocrini sono malattie complesse, a bassa incidenza, che grazie allo sviluppo di nuove terapie consentono una lunga aspettativa di vita. L'ultima novità a questo proposito è l’approvazione della nuova indicazione di lanreotide nel trattamento di alcuni tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici.
Il prof. Massimo Falconi, Direttore della Chirurgia del Pancreas all'ospedale San Raffaele di Milano, è un esperto di questo tipo di neoplasie. “Secondo i registri americani SEER – spiega – la prevalenza dei tumori neuroendocrini è quasi superiore a quella delle altre malattie maligne del tratto gastrointestinale. Possono interessare anche la tiroide, il surrene o il polmone, e quest'ultima è una tipologia in aumento”.
“Si dividono tra forme funzionanti, che iperproducono un ormone biologicamente attivo (l'insulinoma, per esempio, produce più insulina) e quelle non funzionanti, nelle quali l'ormone, se prodotto, non è biologicamente attivo. Le prime si scoprono in tempi più rapidi in relazione alla presenza dei sintomi, le seconde sono diagnosticate generalmente più tardi, per sintomi legati alla presenza di una massa tumorale. Su 100 patologie neuroendocrine, il 75-80% sono non funzionanti. Quelle funzionanti sono rappresentate per la maggior parte dagli insulinomi, che generalmente hanno un andamento benigno”, continua il prof. Falconi.
“Possiamo distinguerli anche in base al loro indice proliferativo, ovvero alla velocità di crescita delle cellule tumorali Ki-67: lenta nel tipo NET G1, media nel NET G2, alta nel NEC G3”, sottolinea il docente. “La terapia dipende dall'estensione, e si basa sugli analoghi della somatostatina, sui farmaci a bersaglio molecolare come l'everolimus e il sunitinib, fino alle classiche combinazioni di farmaci chemioterapici. C'è poi una terapia sperimentale, chiamata radiorecettoriale”.
Il prof. Falconi è anche presidente della società scientifica ENETS (European Neuroendocrine Tumor Society), che fra medici, ricercatori, infermieri e associazioni dei pazienti, conta 1.200 iscritti in tutta Europa, ma anche in Medio Oriente e Cina.
“L'ENETS ha principalmente tre obiettivi: educazionale, scientifico, e a favore dell'approccio multidisciplinare. Organizziamo programmi di aggiornamento e offriamo supporto ai giovani ricercatori con delle borse di studio. Uno dei compiti più importanti della Società – continua il professore – è quello di certificare i centri di eccellenza, andando incontro alle direttive dell'Unione Europea: su richiesta di un centro, una commissione indipendente visita la struttura. Per rientrare fra i migliori occorrono almeno 80 nuove diagnosi l'anno, un'attività scientifica certificata, un database prospettico che registri i pazienti ed i dati che emergono dal loro follow-up, ed inoltre tutto il team deve lavorare con un approccio multidisciplinare”.
I centri d'eccellenza in Italia sono sei: tre sono a Milano (IEO, Humanitas e Istituto Tumori), uno a Roma (Policlinico Gemelli ed Ospedale Sant'Andrea), uno a Verona e uno a Napoli. Il San Raffaele farà l'application quest'anno.
Le associazioni dei pazienti sono addirittura tre: la IT.A.NET, che si ispira ai principi dell'ENETS, l'A.I.NET, con base a Perugia, e l'AIMEN, dedicata alle neoplasie endocrine multiple di tipo 1 e 2, coordinata dalla prof.ssa Maria Luisa Brandi di Firenze. “Fino a un anno fa queste associazioni hanno collaborato poco, ma c'è l'assoluta consapevolezza che non è possibile vivere in mondi separati”, afferma il prof. Falconi. “Spero si arrivi ad una sorta di federazione”.
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