Come sottolinea il dr. Fazio (IEO Milano), l'evidenza deriva in gran parte da studi retrospettivi e prospettici di fase II, ma è stata confermata negli ultimi anni da due studi prospettici randomizzati di fase III

MILANO – I tumori neuroendocrini sono neoplasie rare che hanno manifestazioni cliniche piuttosto eterogenee. Come spiega il dr. Nicola Fazio, direttore dell'Unità di Oncologia Medica Gastrointestinale e Tumori Neuroendocrini presso lo IEO di Milano, possono nascere in qualsiasi organo. “Infatti la cellula neuroendocrina fa parte del sistema neuroendocrino diffuso, che comprende sia organi con funzione anche endocrina, come ad esempio il pancreas, sia organi non propriamente endocrini, come l'intestino e i polmoni. Possono rimanere localizzati anche per molto tempo o evolvere più o meno velocemente; nella maggior parte dei casi hanno un comportamento più indolente rispetto ai carcinomi non neuroendocrini delle stesse sedi, talora tuttavia sono più aggressivi degli stessi carcinomi”, sottolinea il medico.

I tumori neuroendocrini hanno una bassa incidenza, meno di cinque nuovi casi su 100.000 persone per anno. Trent'anni fa c'era carenza di terapie mediche: accanto alla chemioterapia c'erano solo gli analoghi della somatostatina e l'interferone, che si affacciavano alla pratica clinica; nell'ultimo decennio sono andati aumentando i farmaci a bersaglio molecolare. Sono state sviluppate anche terapie particolari, come la terapia radio recettoriale, che in IEO si praticava pionieristicamente già nel 1996 e che ancora oggi è praticata in pochissimi centri”, continua il dr. Fazio.

Gli analoghi della somatostatina sono stati introdotti in clinica per trattare i sintomi associati alla sindrome da carcinoide (nelle forme tumorali cosiddette “funzionanti”, ovvero con sintomi derivati dalla secrezione di ormoni da parte del tumore); i tumori neuroendocrini, infatti, possono essere associati o meno ad una sindrome. Nel tempo si è supposto anche un effetto antitumorale vero e proprio degli analoghi della somatostatina, soprattutto in termini di stabilizzazione della crescita tumorale.

Negli ultimi anni due studi prospettici randomizzati sono stati condotti su questo argomento: il PROMID, pubblicato nel 2009, sui tumori neuroendocrini del piccolo intestino, e il CLARINET, pubblicato nel 2014, sui tumori neuroendocrini enteropancreatici. In entrambi gli studi si trattava di tumori avanzati, con indice di proliferazione basso, esprimenti i recettori della somatostatina.

Nel primo studio la terapia confrontata con placebo era l'octreotide LAR 30 mg ogni 4 settimane, mentre nello studio CLARINET il farmaco sperimentale era il lanreotide Autogel 120 mg ogni 4 settimane. I risultati di tali studi sono stati richiamati nelle principali linee guida e hanno portato ad approvazioni specifiche da parte delle autorità regolatorie.

“Nelle attuali linee guida ENETS (European Neuroendocrine Tumor Society) viene raccomandato – continua il dr. Fazio – che gli analoghi della somatostatina siano considerati come prima linea nei tumori neuroendocrini del piccolo intestino e in quelli del pancreas (con Ki-67 < 10%); viene inoltre sottolineato che, benchè l’attività antiproliferativa degli analoghi della somatostatina possa essere considerata un “effetto classe”, tuttavia in base ai risultati dello studio CLARINET, pazienti con tumore neuroendocrino del pancreas dovrebbero di preferenza essere trattati con lanreotide in quanto mancano ad oggi dati di studi di fase III randomizzati verso placebo che abbiano approfondito l’utilizzo di octreotide in questo tipo di pazienti. tumori”.

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