Uno degli studi in corso è stato promosso da ItaNet allo scopo di dar vita al primo Registro italiano dedicato a questo amplissimo gruppo di patologie
Sono due le principali caratteristiche dei tumori neuroendocrini (NET): l’eterogeneità di base e la tendenza a manifestarsi quando la malattia è già diffusa e metastatica. I NET colpiscono diversi organi, dallo stomaco all’intestino, dal pancreas al polmone, dalla tiroide al surrene; soprattutto, in tanti casi, rimangono per molto tempo indolenti, dando segno della loro presenza solo nel momento in cui le metastasi hanno raggiunto organi a distanza, come il fegato, quando cioè non è più possibile operare radicalmente il tumore e diventano necessarie terapie ormonali, farmacologiche e radioterapiche.
Per sconfiggere questi tumori occorre inevitabilmente creare una rete di centri altamente qualificati, dotati della strumentazione tecnica necessaria per gestire i pazienti sin dalla diagnosi, e dell’esperienza necessaria per trattarli e guidarli nei percorsi terapeutici più innovativi. Un nodo fondamentale di questa rete, che copre tutto il territorio nazionale ed è anche in collegamento con centri all’estero, è la Gastroenterologia dell’Ospedale San Gerardo di Monza, diretta dal prof. Pietro Invernizzi.
GLI STUDI IN CORSO ALL’OSPEDALE SAN GERARDO
“I NET sono tumori eterogenei, alcuni funzionanti, altri no”, conferma la dott.ssa Sara Massironi, gastroenterologa presso il San Gerardo. “Alcuni sono diffusamente metastatici, nonostante un tumore primitivo di dimensioni molto ridotte; altri, invece, hanno un andamento indolente senza sviluppare metastasi per anni. Pertanto, per contrastarli è necessario schierare competenze di tipo diverso, non solamente cliniche, ma anche radiologiche, chirurgiche ed endoscopiche, al fine di formare un gruppo di lavoro che esplori la malattia a tutto tondo e possa offrire al paziente tutti i servizi di cui abbia bisogno”.
Tale impostazione di lavoro ha permesso alla Gastroenterologia dell’ospedale monzese di diventare uno snodo centrale della rete dedicata ai NET. “A livello scientifico, siamo stati i promotori di uno studio multicentrico che ha coinvolto 8 centri in tutta Italia e ha arruolato 2895 pazienti, allo scopo di indagare il rischio di una seconda neoplasia nei pazienti con NET”, spiega la dott.ssa Massironi. “Si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo, nato dalla collaborazione dei centri maggiormente esperti in materia, i cui risultati sono in corso di pubblicazione e saranno presentati al prossimo congresso ENETS, organizzato dalla Società Europea dei Tumori Neuroendocrini”. Uno studio che rivela che circa l’11% degli individui affetti da un NET del tratto gastro-entero-pancreatico è a rischio di sviluppare una seconda neoplasia, principalmente alla mammella, alla prostata e al colon.
“Inoltre - prosegue l’esperta - partecipiamo a un altro studio multicentrico italiano, promosso da ItaNet, la società scientifica per lo studio dei tumori neuroendocrini, che ha l’obiettivo di dare vita a un Registro italiano unico per tutti i NET, uno strumento che ancora non esiste ma che rappresenta uno dei maggiori obiettivi della società, del quale si è tanto parlato nel corso del congresso appena conclusosi a novembre”.
“Infine - aggiunge la dott.ssa Massironi - siamo parte del trial clinico multicentrico ASPEN, promosso dal Centro di Eccellenza del San Raffaele, e patrocinato da ENETS, per osservare l’andamento clinico dei NET pancreatici di dimensioni inferiori a 2 cm, nei confronti dei quali le evidenze della letteratura scientifica invitano ad assumere un atteggiamento non interventista. Lo studio valuta se sia sicuro o meno adottare tale atteggiamento”.
DIAGNOSI E TERAPIA DEI NET
Come già detto, i tumori neuroendocrini insorgono sia nello stomaco che nel pancreas ma alcuni dei più difficili da diagnosticare, proprio a causa delle ridotte dimensioni, sono quelli dell’intestino. “La grossa difficoltà che si presenta nei NET intestinali è legata al fatto che il tumore primitivo può avere dimensioni anche inferiori al centimetro”, spiega Massironi.
“I NET intestinali si localizzano principalmente nel digiuno e nell’ileo, che sono i tratti del piccolo intestino più difficilmente esplorabili con le metodiche endoscopiche classiche”. Infatti, in un articolo pubblicato sulla rivista United European Gastroenterology Journal si confronta il valore della videocapsula e dell’enteroscopia a doppio pallone quali strumenti di indagine del piccolo intestino nella ricerca dei NET, evidenziando come entrambe le metodiche mostrino pregi e difetti. “La videocapsula è meno invasiva dell’enteroscopia a doppio pallone - precisa Massironi - ma non sempre riesce a identificare i tumori del piccolo intestino. I NET intestinali, nella maggior parte dei casi si sviluppano nello strato sottomucoso della parete intestinale, per cui entrambe queste metodiche non sempre sono in grado di individuarli e devono essere considerate complementari alle indagini radiologiche classiche e a quelle di medicina nucleare”.
Finché non divengono metastatici, i NET non danno segnali della loro presenza, a differenza, ad esempio, dei tumori stromali gastro-intestinali (GIST), che spesso si rendono manifesti per un possibile sanguinamento. In questo contesto, nei NET diventa di estrema utilità il ricorso alla tomografia a emissione di positroni (PET) con Gallio68, che ha un’eccellente accuratezza diagnostica.
I recettori della somatostatina che caratterizzano i tumori neuroendocrini offrono importanti opportunità anche dal punto di vista terapeutico, perché possono essere usati come bersaglio di trattamenti mirati che includono, ad esempio, l’innovativa terapia radiorecettoriale. In questo ambito, infine, non bisogna dimenticare i farmaci a bersaglio molecolare come everolimus e sunitinb, recentemente introdotti e dall’impatto estremamente positivo, o come cabozantinib, ancora in via di sviluppo.
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