Tumori neuroendocrini, cabozantinib

Il CHMP ha dato l’OK all’approvazione del farmaco per il trattamento delle forme tumorali pancreatiche ed extra-pancreatiche avanzate 

Seppure ancora considerati rari, i tumori neuroendocrini (NET) rappresentano una problematica in decisa crescita. Essendo in parte a crescita lenta e toccando più sedi dell’organismo, i NET finiscono per costituire un vasto gruppo di neoplasie spesso difficili da identificare precocemente, e una neoplasia diagnosticata in ritardo è anche più complicata da trattare efficacemente. Per fortuna, nella lotta contro alcune forme di NET all’arsenale terapeutico a disposizione degli oncologi si è di recente aggiunto un nuovo farmaco: si tratta di cabozantinib, che ha ricevuto il via libera da parte del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) nel trattamento di pazienti adulti con NET extra-pancreatici e pancreatici non resecabili o metastatici, ben differenziati, in progressione dopo almeno una precedente terapia sistemica non basata sugli analoghi della somatostatina.

La particolarità dei tumori neuroendocrini risiede nella loro cosiddetta “doppia” natura, dal momento che le cellule di cui sono composti presentano similitudini con quelle dei neuroni serotoninergici (da qui il prefisso “neuro”) e, al contempo, sono in grado di produrre e secernere monoammine (da qui il suffisso “endocrini”). Il sistema endocrino è composto da ghiandole (come l’ipofisi e le paratiroidi) o da isolotti di cellule inglobate in un tessuto dall’organizzazione ghiandolare (come nel pancreas o nella tiroide), o ancora da cellule diffuse nel parenchima esocrino (come quelle che si ritrovano nel tratto respiratorio o gastrointestinale). Da ciò si intuisce facilmente come i NET possano svilupparsi in parti diverse dell’organismo e, sebbene insorgano a qualsiasi età, sono più diffusi in adulti e anziani: perciò, con l’invecchiamento della popolazione si sta assistendo a un aumento dell’incidenza di questi tumori, i quali, in circa due casi su tre, interessano il tratto gastro-entero-pancreatico (GEP-NET).

La gestione di un NET localizzato dipende principalmente dalle dimensioni, dalla sede d’insorgenza del tumore e dalle comorbilità dei pazienti: qualora diagnosticati in fase precoce e ben localizzati, i GEP-NET possono essere rimossi chirurgicamente, ma se il tumore è avanzato o collocato in sedi delicate le opzioni terapeutiche si riducono. I trattamenti per i GEP-NET avanzati includono gli analoghi della somatostatina, terapia radiorecettoriale, chemioterapia e farmaci mirati, come everolimus e sunitinib. Purtroppo, in caso di progressione della malattia dopo un’eventuale prima risposta terapeutica le scelte sono più limitate e dipendono, oltre che dalla sede primaria del tumore, da una complessa serie di fattori che vanno valutati caso per caso. In particolare, per il 27% dei pazienti con diagnosi di NET polmonare non sono disponibili opzioni terapeutiche approvate in caso di progressione dopo una terapia sistemica non basata su analoghi della somatostatina. Per fortuna, i risultati dello studio di Fase III CABINET hanno aperto un nuovo fronte di trattamento per i NET, spingendo il CHMP a rilasciare un parere positivo su cabozantinib (la decisione finale sull’approvazione del farmaco spetta alla Commissione Europea è prevista nei prossimi mesi).

Cabozantinib è un inibitore della tirosin-chinasi (come sunitinib, già impiegato per il trattamento di NET non asportabili chirurgicamente o metastatici, ben differenziati) e i dati su cui si è basata la decisione del CHMP sono chiari: nello studio CABINET cabozantinib è stato posto a confronto con il placebo nel trattamento di pazienti con NET avanzati, in progressione dopo una precedente terapia sistemica non basata su analoghi della somatostatina. Al follow-up, nella coorte dei NET pancreatici la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è risultata di 13,8 mesi con cabozantinib rispetto a 4,4 mesi con placebo, mentre nella coorte dei NET extrapancretici la PFS mediana è stata di 8,4 mesi con cabozantinib rispetto a 3,9 mesi con placebo. Il profilo di sicurezza del farmaco osservato in entrambe le coorti di pazienti è risultato coerente con quello già noto.

“Il parere espresso dal CHMP relativamente all’utilizzo di cabozantinib nei pazienti affetti da NET avanzato rappresenta un’importante novità”, commenta il dottor Nicola Fazio, Direttore della Divisione di Oncologia Medica Gastrointestinale e Tumori Neuroendocrini dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) Milano. “Qualora l’opinione del CHMP venisse recepita dalla Commissione Europea, cabozantinib sarebbe il secondo inibitore della tirosin-chinasi, dopo sunitinib, ad essere approvato contro i NET, con la sostanziale differenza che andrebbe a coprire una tipologia di tumori più ampia, includendo anche i NET extra-pancreatici, polmonari e a sede sconosciuta, anche di alto grado. Questo rappresenta una grande opportunità per i pazienti con diagnosi di NET, ambito nel quale esistono ancora oggi poche opzioni terapeutiche valide, nonostante i progressi ottenuti nelle ultime decadi”.

"I dati di efficacia dello studio Cabinet rappresentano un punto di svolta nella ridefinizione degli approcci terapeutici per le persone affette da tumori neuroendocrini pancreatici ed extra-pancreatici avanzati”, afferma Christelle Huguet, Head of Research and Development di Ipsen, l’azienda produttrice di cabozantinib. “Il parere positivo da parte del Chmp conferma la potenzialità di tradurre questi dati in benefici significativi per i pazienti. Attendiamo ora con fiducia la decisione finale della Commissione europea".

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