GLASGOW (SCOZIA) – L’ipercolesterolemia familiare è una malattia tanto curabile quanto difficile da individuare. Ma i dati emersi nel corso dell’83esimo Congresso della European Atherosclerosis Society, che si è svolto a Glasgow dal 22 al 25 marzo, mostrano un quadro ancora più preoccupante del previsto.
Solo per 22 nazioni è stato possibile fare una stima dei pazienti diagnosticati, sulla base di una frequenza di 1/500 nella popolazione generale: nei circa 180 Paesi rimanenti, infatti, non esistono registri validi a livello nazionale e non sono dunque disponibili informazioni affidabili sul numero di individui con diagnosi di ipercolesterolemia familiare.

A guidare la classifica i Paesi Bassi con un sorprendente 71%, a seguire la Norvegia con il 43%, l’Islanda con il 19%, la Svizzera con il 13% e il Regno Unito con il 12%. Percentuali decisamente più ridotte per Spagna (6%), Belgio, Slovacchia e Danimarca (4%), Sudafrica (3%), Francia, Australia, Hong Kong e Taiwan (1%). L’Italia, insieme a Stati Uniti, Canada, Giappone, Brasile, Messico, Cile e Oman, scende addirittura sotto la soglia dell’1%.
Trovare il modo per sollevare queste percentuali è stato uno dei temi del dibattito, moderato dal Presidente dell’EAS, prof. Alberico Catapano, del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università di Milano, e dal responsabile dell’EAS FH Studies Collaboration, prof. Kausik Ray, dell’Imperial College di Londra.

Proprio grazie al registro globale la EAS sarà in grado di migliorare la diagnosi: “Con la creazione del registro FH Studies Collaboration – ha spiegato il prof. Ray – si potranno approfondire le differenze fra ipercolesterolemia omozigote ed eterozigote, nonché le varie mutazioni, e promuovere un sistema di assistenza completo e uniforme”.
“La sinergia fra tanti paesi ci consentirà di raccogliere molti più dati”, ha aggiunto il prof. Catapano. “La FH Studies Collaboration dimostra che la società è in grado di raccogliere la sfida posta dalle esigenze cliniche non soddisfatte di questa comune condizione genetica”.

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