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L’intervento-video del dott. Andrea Zanichelli (Milano) in occasione del webinar “Angioedema ereditario, conoscerlo per affrontarlo senza ansia”

“Durante questo periodo di emergenza sanitaria legata alla pandemia di COVID-19, le problematiche che i pazienti affetti da angioedema ereditario hanno dovuto affrontare sono state davvero molte: in particolare la difficoltà a raggiungere i centri di riferimento e l’impossibilità di recarsi al pronto soccorso per trattare gli attacchi acuti”, afferma Andrea Zanichelli, responsabile del Centro di riferimento regionale per l’angioedema della Lombardia, Ospedale Luigi Sacco di Milano. Lo scorso 19 maggio, OMaR ha promosso il webinar “Angioedema ereditario, conoscerlo per affrontarlo senza ansia”, in collaborazione con l’associazione AAEE APS-ETS e con il contributo non condizionante di Takeda. Durante l’incontro, il dottor Zanichelli si è soffermato sulla relazione tra il COVID-19 e l’angioedema ereditario (HAE), rara patologia genetica caratterizzata dalla comparsa improvvisa di edemi cutanei, sottocutanei, delle mucose e degli organi interni.

“I dati che abbiamo raccolto in quest’ultimo anno, da marzo 2020 a marzo 2021, sono però rassicuranti: non sembra che l’infezione da SARS-CoV-2 abbia influenza sull’andamento clinico della patologia”, spiega il dottor Zanichelli. “Dei 615 pazienti con HAE seguiti, 51 sono risultati positivi al COVID-19. L’andamento della malattia si è rivelato analogo a quella riscontrato a livello di popolazione generale: la maggior parte dei pazienti era asintomatica o paucisintomatica, alcuni hanno avuto sintomi che sono durati più a lungo e in quattro casi è stato necessario il ricovero per polmonite. Per fortuna non c’è stato alcun decesso”.

“Quello che ci premeva capire era se il COVID-19 fosse in grado di peggiorare il decorso clinico dell’angioedema ereditario”, prosegue Andrea Zanichelli. “In generale, sappiamo che le infezioni, virali o batteriche, possono essere un fattore scatenante per gli attacchi di angioedema. Nonostante questo, dai nostri dati non sembra emergere che l’infezione da SARS-CoV-2 abbia peggiorato l’andamento dell’HAE: abbiamo registrato una media di 1,39 attacchi a paziente”.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che una patologia può presentarsi in maniera molto varia da paziente a paziente: il decorso del COVID-19 e lo sviluppo di attacchi di angioedema dipendono anche da fattori quali l’età, la severità della patologia, le eventuali comorbilità e le terapie in atto. “Una mia paziente, di 74 anni, affetta da angioedema ereditario trattato con una profilassi a lungo termine con acido tranexamico, che presentava altre patologie concomitanti (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e asma allergico), ha sviluppato una forma di COVID-19 severa con complicanze (polmonite ed embolia polmonare) e, durante la malattia, è stata colpita da numerosi attacchi di angioedema”, racconta il dottor Zanichelli. “Alla fine, per fortuna, la paziente è guarita dal COVID-19 e ha iniziato una nuova terapia di profilassi con il derivato plasmatico di C1-inibitore, grazie alla quale non ha più attacchi frequenti di angioedema”.

Quest’anno, contro il COVID-19 abbiamo un aiuto in più: i vaccini”, afferma con sollievo il responsabile del Centro per l’angioedema dell’Ospedale Sacco. “L’indicazione è appunto quella di vaccinare tutti i pazienti con angioedema ereditario, i quali, per la loro patologia, sono stati inseriti nel novero delle persone con immunodeficienza e quindi considerati pazienti fragili. Presso il mio centro abbiamo vaccinato 83 pazienti, utilizzando il vaccino di Pfizer/BioNTech. Solo due di loro, il giorno dopo, hanno avuto un attacco di angioedema. Per correttezza, però, devo precisare che si tratta di due pazienti affetti da una forma severa di HAE, con attacchi frequenti, e seguono entrambi una profilassi a lungo termine. Alla luce di queste problematiche non possiamo stabilire se queste due crisi sono state effettivamente causate dal vaccino o si sarebbero verificate comunque. In generale, mi sento di dire che il vaccino è sicuro e lo consiglio vivamente”, conclude il dottor Andrea Zanichelli.

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