La metabolomica, nuovissima disciplina, potrebbe aiutare a costruire cure ‘su misura’

CAGLIARI - Grazie alla risonanza magnetica nucleare in futuro potrebbe essere più facile diagnosticare e studiare le infezioni virali. I ricercatori del team del professor Vassilios Fanos dell'Università di Cagliari, con questa tecnica, hanno infatti svolto il primo studio di metabolomica sull'urina di neonati affetti da citomegalovirus. La metabolomica è una nuovissima disciplina che studia il modo in cui le malattie e le infezioni virali, come in questo caso, modificano il profilo metabolico di una persona, e permette di identificare in modo accurato e riproducibile i metaboliti che caratterizzano la patologia.

 

Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Early Human Development, ha confrontato il metaboloma dell'urina di 12 neonati affetti da citomegalovirus ma asintomatici, con quello di 11 neonati sani e ha individuato diversi metaboliti presenti in quantità diverse nei due gruppi.
In particolare, nei bambini affetti, sono stati osservati un aumento di 3-idrossibutirrato e 3-amminobutirrato, che suggerisce una reazione compensatoria alla mancanza di ATP, e l'aumento di taurina, che sembra una risposta all'effetto citopatico, cioè ai cambiamenti morfologici di una cellula in seguito a un'infezione virale.

“Questo approccio - spiegano gli autori - rappresenta uno strumento potente per individuare i fattori responsabili delle modificazioni metaboliche e potrebbe aiutare a identificare i pattern metabolici e a dividere i casi in base alla gravità, allo scopo di ottenere una cura su misura. Lo studio della metabolomica potrebbe quindi essere utile nella previsione degli sviluppi dell'infezione nei neonati”.
Il citomegalovirus rappresenta il rischio virale più grave alla nascita ed è in grado di restare latente in seguito all'infezione primaria. Nel 10 – 15 per cento dei casi provoca gravi conseguenze, tra cui epatosplenomegalia, cioè ingrandimento di fegato e milza, perdita di vista e udito, ritardo mentale e può addirittura portare alla morte. Le cure precoci sono quindi indispensabili ma, se non viene individuata l'infezione congenita, la diagnosi è spesso critica poiché molti bambini affetti sono asintomatici alla nascita.

Ai rischi propri di una infezione da citomegalovirus contratto in età fetale, e dunque attraverso la madre, grava anche la scarsa conoscenza di questa patologia:  poche donne sanno quali strategie mettere in atto per ridurre il rischio di contagio, altre non sanno che si stanno studiando delle terapie a base di immunoglobuline per bloccare il passaggio dell’infezione da madre a figlio durante la gestazione, anche questa una informazione importante da tenere a mente nel caso in cui si scopra, a gravidanza iniziata, di non aver contratto prima il virus e di essere dunque a rischio di infezione primaria, la più pericolosa per il feto. Per far conoscere meglio il virus e le possibilità di prevenzione Osservatorio Malattie Rare ha aperto una sezione dedicata al CMV e a breve attiverà una serie di servizi per rispondere alle domande degli utenti.

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