Per i pazienti c’è anche la speranza di nuovi farmaci.
Richeldi: “Dal prossimo anno in Italia arruoleremo pazienti per un nuovo trial clinico”

Una revisione sistematica, pubblicata recentemente sull’European Respiratory Review a firma del Prof. Luca Richeldi, direttore del Centro Universitario Interdipartimentale per le Malattie Rare del Polmone (MaRP) dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ci aiuta a fare chiarezza sulle attuali possibilità terapeutiche per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica (IPF).


“La revisione – spiega Luca Richeldiconferma il ruolo del pirfenidone nel trattamento dell’IPF, in termini di sicurezza ed efficacia. Il farmaco ha aumentato significativamente la sopravvivenza libera da progressione e, anche grazie a questi risultati, sarà auspicabilmente disponibile in Italia agli inizi del prossimo anno”.
Oltre alla conferma del pirfenidone, farmaco fornito fino a poco fa ai pazienti in Italia attraverso una procedura d’uso compassionevole grazie al contributo della casa produttrice Intermune, il futuro riserva ai pazienti IPF nuove speranze.
Nel 2014 termineranno due studi di fase III che valutano efficacia e sicurezza del farmaco nintedanib - spiega Richeldi - In Italia però dal 2013 ci saranno altre novità importanti. In particolare, sarà avviato uno studio di fase II (lo studio RANIER) con un nuovo farmaco, che coinvolgerà anche centri italiani, arruolando pazienti affetti da IPF. Si tratta di anticorpo monoclonale duretto contro la proteina LOXL-2. Lo studio al quale anche l’Italia parteciperà sarà di portata mondiale e vedrà la partecipazione di circa 350 pazienti in totale.”

“Ci sono poi molte altre molecole in fasi di studio più precoci - conclude Richeldi -  che però in un futuro non così lontano ci permetteranno sperabilmente di arrivare a formulare una terapia combinata per i pazienti IPF. All’inizio dello scorso ottobre a Modena abbiamo ospitato il 17° ICLAF - International Colloquium on Lung and Airways Fibrosis - che ha visto la partecipazione di duecentocinquanta ricercatori internazionali dedicati al tema della fibrosi polmonare. Durante questo importante appuntamento sono state discusse tutte le possibili strategie terapeutiche per i nostri pazienti e a breve renderemo disponibili i risultati di questo importante appuntamento in un report scritto.”

Si conferma dunque l’impegno italiano nella ricerca sulla fibrosi polmonare idiopatica, grazie soprattutto a centri d’eccellenza come il Centro Universitario Interdipartimentale per le Malattie Rare del Polmone dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

 

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