Sembra che i livelli di questi enzimi possano predirre il decorso clinico della grave patologia polmonare
Giappone - Un recente studio osservazionale giapponese, pubblicato su Respiratory Research, suggerisce che i livelli di metalloproteasi della matrice 10 (MMP-10, un gruppo di enzimi la cui funzione principale è la degradazione delle proteine della matrice extracellulare) sembrano essere associati con il decorso clinico della fibrosi polmonare idiopatica.
Gli enzimi potrebbero quindi rappresentare un nuovo biomarcatore per la rara patologia polmonare, che afligge oggi più di 6.000 italiani.
Le MMP sono ritenute coinvolte nella patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica da tempo. L’MMP-7 in particolare, è una delle MMP più studiate ed è stato suggerito che potrebbe essere un biomarker utile. Di recente, tuttavia, è stato segnalato che non solo l’MMP-7, ma anche altre MMP potrebbero avere un ruolo significativo nella patogenesi della malattia. Per saperne di più, i ricercatori giapponesi hanno valutato 57 pazienti con fibrosi polmonare idiopatica, nei quali hanno misurato i livelli sierici di MMP per valutare la correlazione tra questi biomarker, da un lato, e la gravità della malattia e la prognosi, dall’altro.
In 19 pazienti i ricercatori hanno valutato i livelli di MMP-7 e MMP-10 nel liquido di lavaggio broncoalveolare per studiare la relazione tra questi biomarcatori e i loro valori sierici corrispondenti,. Inoltre, hanno eseguito una colorazione immunoistochimica del tessuto polmonare di pazienti con fibrosi polmonare idiopatica per valutare l’espressione della MMP-10.
Le analisi hanno messo in luce una correlazione significativa tra livelli di MMP-7 e di MMP-10 e capacità vitale forzata (in percentuale rispetto al valore teorico) (ρ = -0,31, P = 0,02 e ρ = -0,34, P < 0,01, rispettivamente) e capacità di diffusione del monossido di carbonio (ρ = -0,32, p = 0,02 e ρ = -0,43, P < 0,01).
È emersa una correlazione significativa anche tra i livelli di MMP-7 e MMP-10 nel liquido di lavaggio broncoalveolare e le concentrazioni corrispondenti nel siero. Inoltre, i livelli di MMP-10 sono risultati predittivi della sopravvivenza globale e del deterioramento clinico nel giro di 6 mesi.
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