Immunodeficienze primitive - Infografica a cura di WPIW.orgCome ogni anno, dal 22 al 29 aprile ricorre la Settimana mondiale delle immunodeficienze primitive (World PI Week), un'occasione importante per parlare di questi disordini immunitari, numerosi e dalla sintomatologia 'ambigua', e per diffondere la conoscenza dei piccoli segnali che possono far accendere il sospetto di malattia

Sono tra 250 e 300 le immunodeficienze primitive attualmente conosciute. Si tratta di un gruppo di malattie rare, congenite e croniche, causate da alterazioni del sistema immunitario che comportano un'aumentata suscettibilità alle infezioni. Il numero delle immunodeficienze primitive, fortemente cresciuto nel corso degli ultimi anni, sembra essere destinato ad aumentare ancora: quasi ogni mese, infatti, viene identificato un nuovo difetto genetico riconducibile ad una specifica forma di deficit immunitario. L’esatta incidenza globale di queste patologie non è nota perché molte di loro sono tuttora non riconosciute, un aspetto che rende difficile la raccolta sistematica delle informazioni.

Oltre ad essere assai numerose, le immunodeficienze primitive (PI, Primary Immunodeficiency) sono caratterizzate da una sintomatologia aspecifica che complica il riconoscimento della malattia da parte dei medici. I dati di letteratura indicano che, dall’insorgenza dei primi sintomi alla vera e propria diagnosi, passano, mediamente, 5,5 anni per gli adulti e 2,5 anni per i bambini. Inoltre, nel caso delle PI, un certo ritardo diagnostico è praticamente la norma. Secondo gli attuali calcoli, dei 6 milioni di pazienti con PI stimati nel mondo, neanche il 30% sa di soffrire di una di queste malattie.

Un paziente non correttamente diagnosticato è costretto a una vita travagliata, costellata di continui ricoveri, interventi chirurgici, trasfusioni e trattamenti inadeguati o, addirittura, dannosi. Cosa molto importante, una diagnosi certa e tempestiva rappresenta l'unica strada in grado portare all’avvio di una terapia adeguata.
Nel caso di immunodeficienza combinata, il riconoscimento precoce della malattia è fondamentale, soprattutto durante i primi 3 mesi di vita: in queste gravi forme di immunodeficienza, il trapianto di midollo osseo o cellule staminali è l’unica soluzione caratterizzata da un alto tasso di sopravvivenza dei pazienti.
Nelle immunodeficienze associate a carenza anticorpale, il trattamento privilegiato è rappresentato dalla terapia sostitutiva con immunoglobuline, il cui avvio tempestivo è fondamentale per evitare l’insorgenza di danni irreversibili causati da infezioni ad organi e apparati. Quanto più tardive sono la diagnosi e l’inizio della terapia, tanto maggiore sarà la gravità delle manifestazioni cliniche della malattia, con conseguenti ripercussioni sull’aspettativa e sulla qualità di vita dei pazienti.

La manifestazione delle immunodeficienze primitive è legata a varie infezioni acute e croniche, che, principalmente, sono a carico del tratto respiratorio e gastrointestinale. Sintomi generici che troppo spesso non vengono messi in relazione con problemi di funzionalità del sistema immunitario. Per questo motivo, la Jeffrey Modell Foundation (JMF), un'organizzazione scientifica mondiale che si occupa di immunodeficienze, ha redatto la lista dei 'Dieci campanelli di allarme' che dovrebbero indurre al sospetto di PI nei bambini, stimolando, di conseguenza, l’approfondimento diagnostico da parte del medico.

Ecco l'elenco di questi 'segnali spia' (clicca qui per scaricare il documento in formato PDF):
10 campanelli di allarme (bambini)

1. Più di 4 otiti in un anno

2. Più di 2 gravi sinusiti in un anno

3. Più di 2 mesi di terapia antibiotica in un anno

4. Due polmoniti in un anno

5. Scarso aumento della statura e del peso

6. Ascessi ricorrenti della pelle o degli organi interni

7. Mughetto o altre candidiasi persistenti

8. Necessità di terapia antibiotica endovenosa per guarire da un'infezione

9. Più di 2 infezioni gravi in un anno

10. Storia familiare di immunodeficienza primitiva

 

 

 

Altro problema relativo alle PI è l’errata percezione che queste patologie riguardino esclusivamente i bambini. In realtà, in buona parte delle immunodeficienze primitive, la comparsa dei primi sintomi avviene durante l’età adulta. La Jeffrey Modell Foundation ha perciò elaborato una seconda lista di segnali clinici, da tenere in considerazione per sospettare una forma di PI in un individuo adulto.

Ecco i 'Dieci campanelli di allarme' per adulti (clicca qui per scaricare il documento in formato PDF):
10 campanelli di allarme (adulti)

1. Più di 2 otiti in un anno

2. Più di 2 sinusiti in un anno, in assenza di allergie

3. Una polmonite all’anno per più di un anno

4. Diarrea cronica con perdita di peso

5. Infezioni virali ricorrenti (raffreddore, herpes, verruche, condilomi)

6. Frequente necessità di terapia antibiotica endovenosa

7. Ascessi ricorrenti della pelle e degli organi interni

8. Mughetto o altre candidiasi persistenti

9. Infezioni da micobatteri atipici

10. Storia familiare di immunodeficienza primitiva

 

 


Una volta identificati i segnali di allarme, i pazienti dovrebbero essere inviati ai centri di riferimento per le PI. In caso di conferma della diagnosi, l’avvio tempestivo di un'idonea terapia, personalizzata anche in base alle esigenze del paziente, consente di raggiungere una buona qualità di vita.

La 'terapia sostitutiva' a base di immunoglobuline è di due tipi: endovenosa o sottocutanea.
La terapia endovenosa (IVIG) permette la somministrazione di ampi volumi di immunoglobuline (che in un paziente medio oscillano tra 400 e 600 ml), e, di solito, è eseguita ogni 3 o 4 settimane. Il trattamento richiede un buon accesso venoso e può causare effetti collaterali sistemici a volte gravi (nausea, cefalea, affaticamento, ecc.). La terapia con IVIG necessita di una supervisione esperta di tipo medico-infermieristico, perciò richiede che il paziente si rechi presso una struttura ospedaliera per seguire ogni ciclo di cura.
Il trattamento per via sottocutanea (SCIG) ha notevolmente semplificato la somministrazione delle immunoglobuline. A differenza della IVIG, la SCIG non richiede accesso venoso, può essere svolta a casa (anche dallo stesso paziente), è praticamente priva di effetti collaterali sistemici e garantisce alla persona con immunodeficienza primitiva una maggiore libertà. Tuttavia, dal momento che i volumi di immunoglobuline che possono essere somministrati tramite SCIG sono assai inferiori rispetto a quelli per via endovenosa (massimo 20 ml), il trattamento per via sottocutanea deve essere eseguito settimanalmente, e ogni ciclo di cura necessita di più siti di iniezione (4/6).
Oggi è disponibile anche una terapia SCIG 'facilitata': tramite l'utilizzo concomitante di un enzima, la ialuronidasi, in grado di diffondere rapidamente le immunoglobuline nel tessuto sottocutaneo, è possibile effettuare un ciclo di cura ogni 3 settimane.

Per maggiori informazioni sulle immunodeficienze primitive e sulla World PI Week, è possibile visitare il sito web di AIP (Associazione Immunodeficienze Primitive Onlus).

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