Secondo un nuovo studio potrebbe essere stato sottovalutato il danno epatico
La tossicità epatica è un effetto collaterale piuttosto noto degli antagonisti dei recettori dell'endotelina (ERA) (come bosentan, sitaxentan e ambrisentan), farmaci utilizzati, con indicazioni differenti, nella terapia dell’ipertensione arteriosa polmonare. Il monitoraggio mensile a lungo termine della funzionalità epatica nei pazienti che ne fanno uso è dunque obbligatorio. Fino ad oggi si riteneva che il Sitaxentan, un farmaco ad uso orale prodotto dalla casa farmaceutica Pfizer, avesse una minore associazione con la tossicità epatica, tanto da essere utilizzato come alternativa in quei pazienti che sviluppano un danno epatico consente all’uso prolungato del Bosentan, che attualmente per questi malati rappresenta la cura standard. Uno studio inglese, appena pubblicato sull’European Respiratory Journal, metterebbe però in dubbio questa convinzione ipotizzando che, invece, il danno epatico di questo farmaco possa essere stato sottovalutato. Ad oggi, infatti – come riporta l’articolo - ci sono sei casi in letteratura medica che indurrebbero a rivedere questa opinione: tra questi due morti e un paziente che è arrivato ad aver bisogno di un trapianto di fegato. Dei due casi mortali uno riguarda un paziente che utilizzava una dose superiore a 300 mg due volte al giorno mentre l’altro caso si è verificato 2 mesi dopo la sospensione del farmaco a causa di una polmonite.
Lo studio appena pubblicato segnala, inoltre, anche il caso di un giovane paziente, di soli 19 anni, affetto da ipertensione arteriosa polmonare idiopatica (IPAH) che ha sviluppato insufficienza epatica acuta durante il trattamento con sitaxentan. I suoi valori, in precedenza, erano sempre stati normali e il danno epatico è emerso dai controlli che vengono comunemente effettuati sulle persone in cura con questo farmaco.
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