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Gli studi più recenti evidenziano che i pazienti con lipodistrofia arrivano ad ottenere una corretta diagnosi molto tardi: a volte devono aspettare anche 15 anni prima di essere diagnosticati correttamente. Uno dei motivi principali di questo ritardo è che la lipodistrofia, malattia rara caratterizzata dalla perdita di tessuto adiposo, si associa alla comparsa di disturbi metabolici più frequenti, come diabete, fegato grasso e ipertrigliceridemia: di conseguenza, la patologia viene spesso confusa con con queste condizioni più comuni.

A mettere in luce il problema del ritardo diagnostico nella lipodistrofia è stato il dottor Giovanni Ceccarini, endocrinologo del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa, intervistato da OMaR in occasione del Simposio sulle Lipodistrofie che si è svolto durante il 40° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrinologia (SIE).

La corretta diagnosi di lipodistrofia assicura il trattamento più adeguato e la gestione ottimale della patologia. Per questo motivo, è importante rivolgersi a specialisti e centri di riferimento che abbiano esperienza della malattia; purtroppo, però, la lipodistrofia non è una patologia unica, ma racchiude circa 40 diverse forme, spesso difficili da individuare. Di conseguenza, è importante che il medico di Medicina generale sappia riconoscere i principali campanelli d’allarme, attraverso l’attenta osservazione fisica del paziente e lo studio della sua storia clinica. Una volta arrivato al sospetto diagnostico, il medico può immediatamente indirizzare il paziente al più vicino centro di riferimento per la lipodistrofia.

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