Diavoli

Da “Diavoli” a “ZeroZeroZero”: la patologia raccontata nelle due serie televisive cult

Nella finzione, la rara malattia neurodegenerativa che ha colpito John Davenport provocherà il crollo finanziario della sua società, impegnata nel brevetto di una nuova nanotecnologia bionica. Nella realtà, il fatto che nei primi episodi diDiavoli”, il nuovo thriller finanziario internazionale targato Sky, compaia un personaggio con malattia di Huntington, rappresenta una preziosa occasione per conoscere una patologia tanto rara quanto sconosciuta ai più. Nella serie, che ha come protagonista l’attore Alessandro Borghi ed è tratta dall’omonimo romanzo di Guido Maria Brera (Rizzoli 2015), John Davenport cade in rovina proprio nel giorno in cui è costretto a rivelare pubblicamente di essere malato: una condizione di cui non sono al corrente neppure i suoi familiari, ma che provocherà la sfiducia immediata dei mercati.

La serie, che dopo la premiére italiana debutterà anche negli altri Paesi, comprende dieci episodi girati interamente in inglese tra Roma e Londra. Ambientata nell’Olimpo della finanza mondiale, la storia ruota intorno alla vicenda personale dell’italiano Massimo Ruggero, un self-made man che, dopo una carriera fulminante, è diventato lo spregiudicato head of trading di una delle più importanti banche di investimento del mondo, la New York-London Investment Bank.

Ma "Diavoli” non è l’unica serie prodotta da Sky Italia nella quale compare un personaggio affetto da Huntington: ancor prima del nuovo thriller finanziario, questa malattia degenerativa è stata al centro delle trame della prima stagione di “ZeroZeroZero”, diretta dal regista Stefano Sollima e tratta dall’omonimo bestseller di Roberto Saviano. Nella serie, che racconta il rocambolesco viaggio di un carico di cocaina dal Messico dei Narcos alla Calabria della ‘Ndrangheta, fra i protagonisti c’è anche Chris, giovane rampollo della famiglia Lynwood impegnato, insieme alla sorella Emma, a far sì che la droga arrivi al destinatario. È così che, puntata dopo puntata, Chris ci mostra le sue ansie e i suoi timori in merito alla malattia di Huntington, che ha ereditato dalla madre che di lì a poco manifesterà i suoi sintomi.

In entrambe le serie, la patologia funziona sicuramente come ottimo espediente narrativo, ma per chi si occupa di malattie rare può avere un ruolo e una funzione ben più importante. La presenza di un personaggio affetto da Huntington, infatti, può fornire lo spunto per fare chiarezza su “la malattia che interrompe i sogni”, come la definisce il Centro specialistico ortopedico traumatologico Gaetano Pini-CTO di Milano all’indomani della messa in onda del primo episodio. L’Huntington, infatti, è una patologia ereditaria e degenerativa del sistema nervoso centrale, con una prevalenza di circa 5-10 casi ogni 100mila individui, che in media esordisce intorno ai 40 anni, proprio quando le persone dovrebbero tagliare i traguardi più importanti della loro vita.

“L’Huntington è devastante, perché incide sia sulla sfera motoria sia su quella psichica, ed è associata a una frequenza di suicidi più elevata che nella popolazione generale”, spiega Paola Soliveri, neurologa presso il Centro Parkinson dell’ASST Gaetano Pini-CTO. Non a caso, tra gli aspetti più delicati della malattia c’è sicuramente la questione dell’accettazione della diagnosi, anche perché, allo stato attuale, la guarigione è impossibile e l’unica terapia esistente è sintomatica. Le cose, si spera, potrebbero cambiare nei prossimi anni, perché sono attesi i risultati di diverse sperimentazioni, una delle quali si svolge anche in Italia, che potrebbero davvero cambiare la storia della malattia.

Nel frattempo però, lo stigma nei confronti dell’Huntington è ancora molto forte, e anche di questo sembra parlarci "Diavoli”: la rivelazione della malattia segna infatti il declino sociale, economico ed esistenziale di John Davenport. Una situazione in cui molti pazienti, purtroppo, potranno riconoscersi, sentendosi estromessi da una società divisa tra ignoranza e discredito nei confronti di una patologia così complessa. Entrambe le nuove serie TV potranno contribuire a far conoscere meglio l’Huntington, ma questo è solo l’inizio di un percorso che porti ad avere una reale consapevolezza della malattia, tanto tra la popolazione quanto tra le istituzioni.

Ed è proprio partendo dalla consapevolezza che la Fondazione Lega Italiana Ricerca Huntington (LIRH) ha promosso la campagna social “#Showup-for-HD: La malattia di Huntington ha molti volti: Qual è il tuo?”, in corso per tutto il mese di maggio, dedicato proprio a questa patologia rara. “ShowUp for HD è il nostro invito, rivolto a chiunque abbia un legame con la malattia di Huntington (pazienti, familiari, amici, persone a rischio di ereditare o che hanno ereditato la mutazione, medici, operatori sanitari, ricercatori), a mostrare il proprio volto. Il primo passo per sconfiggere la malattia è uscire dal buio”, dichiara Barbara D’Alessio, Direttore Esecutivo della Fondazione LIRH.

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