Barbara Lovrencic

Barbara Lovrencic (AIPIT): “Il virus SARS-CoV-2 attacca il sistema immunitario in modi che non conosciamo ancora bene; è logico che le persone con ITP provino preoccupazione”

Una persona affetta da trombocitopenia immune (ITP) cronica dovrebbe modificare il proprio regime di trattamento nel più ampio contesto della pandemia suscitata dal virus SARS-CoV-2? E quale dovrebbe essere il miglior approccio a un paziente con ITP che mostri i sintomi del COVID-19 in forma grave? Queste sono solo due delle tante domande a cui, con grande impegno, l’associazione AIPIT Onlus ha cercato di dare una concreta risposta fin dall’iniziale comparsa del nuovo Coronavirus.

“La trombocitopenia immune ci obbliga a vivere nella perpetua paura che il livello delle piastrine scenda troppo”, spiega Barbara Lovrencic, Presidente AIPIT (Associazione Italiana Porpora Immune Trombocitopenica). “Il virus SARS-CoV-2 attacca il nostro sistema immunitario in modi che non conosciamo ancora bene; pertanto, è logico che i pazienti con ITP provino un senso di preoccupazione di fronte al pensiero che esso possa essere messo sotto stress anche dal virus. Non sappiamo bene che cosa può succedere con la sovrapposizione di queste due condizioni, e questa incertezza è una primigenia fonte di paura”.

Il livello di preoccupazione cresce specialmente per i genitori di adolescenti con ITP, ragazzi che da un lato devono convivere con questa patologia e che, dall’altro, proprio perché più giovani, possono avere una minor percezione del rischio di contagio da SARS-CoV-2. “Ho iniziato ad avere a che fare con la trombocitopenia immune da bambina, quando avevo solo 4 anni”, ricorda Barbara. “I tre mesi di lockdown che tutti hanno vissuto, chiusi all’interno della propria abitazione, hanno riportato in superficie i miei poco piacevoli ricordi di bambina, quando guardavo il mondo da una stanza d’ospedale. Il carico emotivo è stato altissimo, e se non è stato facile assorbirlo per molti adulti, tanto meno lo è stato per i bambini o gli adolescenti colpiti da ITP”.

Le preoccupazioni dei pazienti con trombocitopenia immune trovano ragione nel fatto che l’infezione da SARS-CoV-2 produce un certo impatto sui parametri della coagulazione: in diversi pazienti affetti da COVID-19 è stato rilevato un quadro di coagulopatia caratterizzato da un allungamento dei tempi di aPTT e PT, e da un aumento dei valori di D-Dimero. Con molta probabilità, questa situazione fa seguito all’instaurarsi di uno stato di infiammazione che si è visto accompagnare l’infezione virale. Il timore di molti pazienti con ITP è perciò quello di ritrovarsi nella categoria delle persone ad alto rischio di sviluppare forme più gravi di COVID-19.

Sulla base di ciò, per andare incontro ai pazienti e cercare di essere loro accanto, fornendo le risposte necessarie per vincere il clima di tensione che fa da sfondo al Coronavirus, AIPIT Onlus ha pubblicato le Linee Guida della Fondazione Progetto Ematologia, curate dai maggiori esperti italiani di ITP, tra cui il prof. Francesco Rodeghiero e il prof. Federico Chiurazzi, che offrono interessanti indicazioni sulla gestione dei pazienti con trombocitopenia immune, sia negativi che positivi all’infezione da SARS-CoV-2, che debbano continuare il loro percorso terapeutico.

“Inoltre, abbiamo fatto in modo di tradurre in italiano le domande più frequenti sul tema ITP e COVID-19 giunte alla Società Americana di Ematologia”, aggiunge Lovrencic. “Le risposte, fornite da esperti di calibro nazionale e internazionale, le abbiamo messe a disposizione di tutti tramite il nostro sito, per andare incontro ai pazienti e non farli sentire abbandonati. Questo sapere, forse, sarà soggetto a revisione, perché il COVID-19 è una patologia ancora in fase di approfondimento, come pure le sue relazioni con l’ITP, ma avere già delle basi pratiche e solide può contribuire a dare serenità a chi soffre”.

Un lavoro, quello di AIPIT Onlus, svolto non solo nell’ottica del superamento della fase critica della pandemia virale, ma anche in una delicata prospettiva post-emergenziale, con una graduale ripresa della vita sociale che, nella riapertura delle scuole, trova uno dei suoi momenti più difficili. “La privazione della componente sociale è stato uno dei colpi più dolorosi inferti dal Coronavirus, ma la preoccupazione, adesso, è di non risultare ‘inadeguati’”, sottolinea Lovrencic. “Per questo, mi auguro che le istituzioni possano svolgere al meglio il loro compito di ridurre i rischi e permettere ai nostri figli di riprendere le attività scolastiche. La riapertura delle scuole è prima di tutto una questione di responsabilità, che deve essere realizzata in totale sinergia tra tutte le parti in causa, genitori compresi. Infatti, se c’è qualcosa che questa pandemia ci deve insegnare è che il sistema scolastico dovrebbe essere un’istituzione educativa dal valore universale. È sotto gli occhi di tutti – conclude la Presidente di AIPIT – che il virus non sceglie chi colpire, e lo stesso vale anche per le altre malattie. Tutti noi dovremmo riflettere su questo aspetto”.

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