Lo studio dell'Università Sapienza potrebbe aprire importanti prospettive in campo farmacologico per lo sviluppo di nuove terapie

Un team di ricercatori italiani regala una speranza ai malati di sclerosi laterale amiotrofica. Un gruppo di scienziati dell'università della Sapienza di Roma ha infatti scoperto una nuova modalità di azione di questa malattia neurodegenerativa ad esito fatale. I ricercatori dell'ateneo capitolino hanno dimostrato come la patologia attacchi fin dalle prime fasi anche i muscoli e le relative cellule. Stando invece alla tesi classica, invece, sarebbero vittime di anomalie e alterazioni essenzialmente i motoneuroni, vale a dire le cellule nervose che comandano a monte il movimento muscolare. Si tratta insomma di un'offensiva su più fronti quella scatenata dalla malattia, e l'averlo evidenziato apre prospettive nuove nel trattamento del deficit di forza muscolare determinato dalla Sla.

La rilevanza dello studio condotto dai ricercatori romani, guidati dal professor Maurizio Inghilleri e dalla professoressa Eleonora Palma, è tale che è stato pubblicato sul numero del febbraio 2016 di una delle più prestigiose riviste americane di settore: Pnas, i “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Qui potete trovare il testo completo dell'articolo.

Lo studio del team italiano potrebbe aprire importanti prospettive in campo farmacologico per lo sviluppo di nuove terapie. Intervenire sui muscoli sarebbe in grado di rallentare il decorso della malattia e, magari, riuscire a fermarla ad uno stadio iniziale. A oggi non esistono farmaci o terapie capaci di modificare l'andamento della patologia. Lo sforzo della ricerca nell'identificare i fattori predisponenti e le basi fisiopatologiche si è basato negli ultimi dieci anni prevalentemente su modelli sperimentali animali, che purtroppo si sono rivelati inefficaci sull’uomo. I ricercatori della Sapienza invece, partendo dall’ipotesi che anche le cellule muscolari, oltre a quelle nervose, siano coinvolte nell’evoluzione della malattia, hanno voluto praticare uno studio traslazionale utilizzando biopsie muscolari non invasive di pazienti Sla e di pazienti con denervazione traumatica. Questa ricerca apre la possibilità di sperimentare in tempi rapidi gli effetti di nuovi farmaci per verificare fin dalle prime fasi della malattia potenzialità terapeutiche positive dell’efficienza muscolare sul singolo paziente. Qui potete trovare più informazioni sulla malattia e sugli studi più recenti.

La soluzione potrebbe arrivare grazie all'utilizzo dell'endocannabinoide Palmitoiletanolamina (Pea). Sostanza che ha mostrato ottimi risultati su un singolo paziente ed ha evidenziato ottime potenzialità anche a seguito della sperimentazione in vitro. Il miglioramento della funzione muscolare potrebbe quindi rallentare la compromissione della respirazione nelle persone affette da Sla. I risultati registrati durante la sperimentazione condotta nei laboratori romani autorizzano a guardare al futuro con ottimismo. Il nuovo approccio nella ricerca potrebbe essere capace di far aggredire la malattia da un'altra prospettiva.

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