La tossicità del litio è stata riesaminata: iperparatiroidismo il rischio più frequente
Un recente studio, pubblicato su The Lancet, indaga nuovamente la presunta tossicità del litio. Il litio è un trattamento ampiamente utilizzato, con buona efficacia, per i disturbi dell'umore; è stato sperimentato anche come trattamento per la SLA - Slcerosi Laterale Amiotrofica. Il litio è infatti un induttore dell'autofagia cellulare, processo che consente l'eliminazione delle sostanze tossiche che si accumulano nelle cellule dei malati affetti da SLA. Il farmaco sarebbe dovuto essere sperimentato sui pazienti, ma i dubbi sulla tossicità e la non tollerabilità del litio non hanno mai permesso l'avvio di un trial clinico. Con questo studio i ricercatori hanno voluto tracciare un analisi sistematica, revisionando tutti gli studi precedentemente pubblicati.
Il team di ricerca ha riscontrato che il litio è associato ad un aumento del rischio della ridotta capacità di concentrazione urinaria, dell'ipotiroidismo, dell'iperparatiroidismo e all'aumento di peso. L'evidenza clinica della riduzione delle funzioni renali a causa del è lieve, e il rischio di insufficienza renale terminale è basso. Il rischio di malformazioni congenite dovute al litio è tutt'ora incerto, ma la somministrazione va comunque sospesa in gravidanza. A causa dell'elevata prevalenza di iperparatiroidismo nei pazienti che assumono il farmaco, i ricercatori raccomandano necessariamente il monitoraggio costante della concentrazioni di calcio. Si tratta infatti di una patologia derivata da un eccesso di attività di alcune ghiandole coinvolte nel metabolismo del calcio. Esse secernono un ormore (paratormone) in grado di aumentare il livello di calcio nel sangue e diminuendo il suo contenuto nelle ossa. Nella maggior parte dei casi l'iperparatiroidismo è completamente asintomatico, ed il suo riscontro accidentale. L'aumento del livello di calcio nel sangue determina i sintomi della malattia qualora essa si manifesti: debolezza a livello di braccia e gambe, disturbi digestivi con vomito e possibile sviluppo di ulcera, disturbi del sistema nervoso che possono giungere fino a stati di sopore ed al coma, formazione di calcoli ai reni che determinano delle dolorose coliche, disturbi oculari e tutta una gamma di manifestazioni patologiche a carico delle ossa, che possono andare dall'osteoporosi a calcificazioni delle articolazioni e dolori articolari.
E' dunque possibile, vista la monitorabilità del rischio indotto dall'assunzione del litio, che il ruolo del farmaco nella terapia per la SLA possa essere riesaminato.
Seguici sui Social