Usa - Uno studio condotto dai ricercatori della Stanford University School of Medicine e del San Francisco Gladstone Institutes ha utilizzato il lievito come modello per comprendere le malattie neurodegenerative e identificare nuovi bersagli terapeutici.
La ricerca, pubblicata su Nature Genetics, parte dalla scoperta di una proteina, chiamata TDP-34, che si accumula erroneamente nel citoplasma (anziché nel nucleo) dei neuroni del midollo spinale in molti pazienti affetti da Sla - sclerosi laterale amiotrofica - causando tossicità e morte cellulare. In molti pazienti è stata riscontrata una specifica mutazione del gene codificante la proteina in questione.
I ricercatori sono stati in grado di ricreare un modello di malattia utilizzando i lieviti (microorganismi unicellulari), esprimendo la proteina TDP-43 a livelli superiori alla norma e osservandone i risultati: la morte cellulare.
"Negli esseri umani, la progressione della malattia può richiedere anni prima che i sintomi si mostrino - ha spiegato Aaron Gitler Gitler, autore dello studio - Ma nel lievito, vediamo proteine aggregazione nel citoplasma entro due giorni e le cellule cominciano a morire rapidamente." Grazie a questo sistema i ricercatori hanno cercato di capire se fosse possibile proteggere le cellule da questo effetto tossico della proteina mutata. Hanno così scoperto che bloccando la produzione di una proteina denominata DBR1 è possibile arrestare l’aggregazione di TDP-43, permettendo alle cellule una vita normale.
Questi risultati sono stati confermati da un test eseguito su una coltura cellulare umana e su un test eseguito sul modello murino.
Non è ancora chiaro se le cellule muoiano a causa della mutazione della proteina TDP-43 o a causa della mancata regolamentazione della separazione tra nucleo cellulare e materiale citoplasmatico, entrambe le cose potrebbero contribuire alla progressione della malattia.
Ciò che è certo è che bloccare la proteina DBR1 potrebbe essere uno dei prossimi obiettivi dei ricercatori, per capire se e come effettivamente questa azione può rappresentare una terapia per la Sla.
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