Le dichiarazioni di Adriano Chiò dell'ospedale San Giovanni Battista-Molinette di Torino
Roma – La Sla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, è da tempo nota come “la malattia dei calciatori”. Sono infatti moltissimi gli ex calciatori professionisti ad essere stati colpiti dalla grave malattia neurodegenerativa pochi anni dopo l’abbandono della propria carriera sportiva. La buona notizia arriva però da Adriano Chiò, direttore del Centro Sla del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale San Giovanni Battista-Molinette di Torino, secondo il quale le attuali generazioni di calciatori e quelle future non sono più a rischio.
"La mia ipotesi – spiega Chiò ai microfoni di Adnkronos Salute - che l'evento che l'ha causata nel calcio sia avvenuto negli anni '80-'90 e oggi non ci sia più. Lo dico sulla base dei casi esaminati nella ricerca condotta nel 2007, con la Procura di Torino, su 7.325 calciatori professionisti italiani, di cui circa 40 malati".
“Per gli atleti che stanno smettendo ora, o che hanno giocato in periodi più recenti – continua Chiò - la sensazione è che non ci siano casi di giocatori colpiti dalla Sla. Insomma non ci sarà un'epidemia".
“Più filoni di ricerca indagano sulle cause della Sla - spiega Chiò - ma credo che non troveremo un'unica origine della malattia. Sono invece molte le cause che convergono: una è l'attività sportiva in generale, un'altra è legata ai prodotti chimici usati in agricoltura o sui campi di calcio. E poi c'è la pista genetica. Ma tutti questi elementi insieme potrebbero agire su qualche meccanismo della patologia. Da poco - aggiunge il medico - stiamo lavorano all'aggiornamento della ricerca del 2007 insieme alla Procura di Torino. Riguarda proprio i 7.325 calciatori e stiamo riesaminando i singoli casi, così da verificare cosa è accaduto in questi ultimi anni".
Ogni anno si ammalano di Sla circa 2 persone ogni 100.000 e ci sono molti casi di pazienti provenienti dal mondo dello sport, come il calcio e il football americano. Si suppone dunque che le caratteristiche delle due discipline possano in qualche modo favorire l’insorgenza della patologia, ma la ricerca non ne ha ancora compreso i meccanismi.
Negli USA sono state condotte delle ricerche approfondite sul rapporto tra Sla e football americano. Questi studi sostengono che i traumi cranici, molto frequenti nei giocatori professionisti, siano una possibile causa scatenante della patologia. Si tratta però di un caso molto diverso da quello del calcio di casa nostra.
Per quanto riguarda il doping nel calcio, altra potenziale causa della patologia, sono state eseguite pochissime ricerche. “Non c’è nessuna prova del rapporto tra sostanze proibite e Sla. Mentre alcune ricerche – suggerisce Chiò - suscitano dubbi sull’esposizione a pesticidi o prodotti chimici usati in agricoltura o per la manutenzione dei campi di calcio. Su questi aspetti ci sono dati abbastanza solidi".
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