Vanessa Agostini

La dott.ssa Vanessa Agostini (Genova): “Nel nostro Paese, questo innovativo approccio è stato previsto già nel Programma nazionale per l’autosufficienza del sangue del 2012”

L’Italia, ad oggi, è l’unico Paese europeo ad aver disciplinato dal punto di vista normativo l’adozione e l’implementazione del cosiddetto Patient Blood Management (PBM), una strategia multidisciplinare, multiprofessionale e multimodale che prevede l’utilizzo di metodi e strumenti innovativi ed efficaci per garantire l’appropriatezza della gestione della risorsa sangue. “Questo approccio mette al centro dell’attenzione la salute e la sicurezza del paziente, contribuendo anche alla riduzione dell’utilizzo degli emocomponenti e del rischio trasfusionale correlato”, precisa la dottoressa Vanessa Agostini, Direttrice dell’U.O. di Medicina Trasfusionale presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, la quale, in occasione del recente webinar “Updating policies and practices to support blood sustainability, ha fornito proprio un aggiornamento sullo stato di implementazione del PBM in Italia.

L’idea che sta alla base del Patient Blood Management è quella di prevenire e ridurre in modo significativo l’utilizzo degli emocomponenti, gestendo in tempo utile tutti i fattori di rischio modificabili che possono rendere necessaria la trasfusione. Il programma di PBM si propone il conseguimento di tre principali obiettivi: il miglioramento degli outcome clinici dei pazienti, la prevenzione delle trasfusioni evitabili e la riduzione dei costi sanitari. Esiste, infatti, una grande quantità di evidenze scientifiche che dimostra come la corretta implementazione del PBM sia in grado di determinare un miglioramento qualitativo delle prestazioni erogate, limitando la necessità della terapia trasfusionale, la morbilità perioperatoria, la mortalità, la durata delle degenze e i costi ospedalieri associati.

Il recente webinar sul tema, organizzato nell’ambito dell’iniziativa Blood and Beyond, ha visto la partecipazione di 75 specialisti tra i maggiori esperti dell’ecosistema sangue, tra cui responsabili delle politiche sanitarie nazionali ed europee, rappresentanti dei Governi, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e delle associazioni dei pazienti, operatori sanitari e specialisti in ematologia.

L’incontro si è svolto nel contesto dell’imminente revisione della direttiva europea sul sangue, prevista entro la fine del 2021. “All’evento si è discusso della necessità di implementare il PBM a livello europeo. L’Italia, con i suoi dieci anni di esperienza, può fornire un valido modello”, spiega la dottoressa Agostini. “Nel nostro Paese, infatti, il PBM era stato previsto già nel “Programma per l’autosufficienza regionale e nazionale del sangue e dei suoi prodotti” del 2012, nel quale si promuoveva la definizione e l’implementazione di “metodi e strumenti innovativi e più efficaci per garantire l’appropriatezza della gestione, organizzativa e clinica, della risorsa sangue”. Nel corso del 2013, poi, il CNS (Centro Nazionale Sangue), con riferimento ai percorsi diagnostico-terapeutici medici e chirurgici a maggiore impatto trasfusionale, ha dato avvio a un progetto a valenza nazionale finalizzato a promuovere le prime applicazioni pilota del PBM in chirurgia ortopedica maggiore elettiva dell’adulto, su cui sono state pubblicate le raccomandazioni intersocietarie nel 2015. “Ma è stato solo con il decreto ministeriale del 2 novembre del 2015 che il Patient Blood Management è stato inserito nelle “Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti” come una delle strategie per mitigare il rischio”, racconta Vanessa Agostini. Successivamente, nel 2016, sono state definite le linee guida istituzionali e, infine, nel 2018 è stata condotta una survey da parte del CNS per una valutazione del livello di implementazione del PBM sul territorio nazionale a tre anni di distanza dal decreto ministeriale: i risultati, promettenti, sono stati pubblicati in un articolo nel 2020.

“Il punto di partenza di qualsiasi azione politica e sanitaria efficace è la stima della problematica”, spiega la Direttrice dell’U.O. di Medicina Trasfusionale del Policlinico San Martino. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che ci siano almeno 2,9 miliardi di persone affette da anemia, una condizione in cui il numero di globuli rossi non è sufficiente a trasportare abbastanza ossigeno nell’organismo. Di queste persone, 1,46 miliardi hanno un problema di anemia sideropenica (dovuta a carenza di ferro), e le restanti presentano altre forme di malattia”. Livelli bassi di globuli rossi, infatti, possono essere associati ad anomalie nella loro produzione (come nel caso dell'anemia aplastica) o nella loro degradazione (anemie emolitiche), a emorragie e perdite ematiche (ad esempio come conseguenza di interventi chirurgici), a difetti genetici (come nell'anemia falciforme e nella talassemia), ad altre malattie (dall'artrite reumatoide alle patologie oncoematologiche) o a carenze vitaminiche.

“In generale, identificando e trattando precocemente l’anemia, è possibile ridurre il rischio correlato all’esposizione del paziente a un prodotto biologico come una trasfusione”, continua la dottoressa Agostini. “Inoltre, considerando che il 50% dei casi globali di anemia è di tipo siderocarenziale, basterebbe una maggiore attenzione - sia dal punto di vista tecnico-professionale che istituzionale - per migliorare significativamente gli outcome dei pazienti. Basti pensare alle donne in gravidanza o ai pazienti chirurgici: una semplice integrazione di ferro potrebbe permettere loro di arrivare al parto o al tavolo operatorio non anemici, consentendo, pertanto, di evitare o ridurre le trasfusioni di sangue”. 

In particolare, per quanto riguarda la chirurgia, il programma di PBM ha identificato tre ‘pilastri’, ossia tre strategie determinanti per gestire l’anemia nelle fasi pre-, intra- e post-operatoria. “Si tratta di punti cardine - spiega la dottoressa Agostini - volti alla riduzione e all’utilizzo appropriato del supporto trasfusionale: l’ottimizzazione dell’eritropoiesi del paziente (trattamento dell’anemia preoperatoria e postoperatoria), la riduzione del sanguinamento (tramite l’ausilio di strumenti che permettono il monitoraggio in tempo reale della coagulazione) e, infine, lo sfruttamento e l’ottimizzazione delle riserve fisiologiche individuali”.

Per l’implementazione di un approccio di Patient Blood Management ottimale siamo partiti dal paziente chirurgico, per ovvi motivi di semplificazione organizzativa, ma l’obiettivo è arrivare al paziente medico”, sottolinea Vanessa Agostini. “I risultati sono promettenti, ma la strada da fare è ancora molta. Nella quotidianità non è semplice implementare una strategia multiprofessionale come il PBM. L’ostacolo maggiore è di tipo organizzativo, perché il Patient Blood Management prevede il coinvolgimento di più attori: dal personale medico a quello infermieristico, dalle direzioni ospedaliere e sanitarie ai sistemi informativi aziendali, dalla medicina territoriale alle istituzioni. E poi bisogna migliorare la formazione sull’argomento: una maggiore educazione e consapevolezza da parte di medici, infermieri e operatori sanitari. Solo così sarà possibile aderire sempre di più alla filosofia del PBM. È necessario uno sforzo collettivo non indifferente, ma sono sicura che i risultati non si faranno attendere”, conclude la dottoressa Agostini.

Clicca QUI per guardare il video integrale del webinar “Updating policies and practices to support blood sustainability”.

Blood and Beyond” è un’iniziativa multistakeholder che coinvolge esperti provenienti da diversi campi, dall’ematologia all’economia sanitaria, dalle associazioni dei pazienti alla gestione ospedaliera, ed è stata promossa dall’azienda farmaceutica Celgene, ora parte di Bristol Myers Squibb.

Articoli correlati

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni