PISA – Misurare la quantità di ferro nel cuore e nel fegato dei pazienti con Talassemia maior sarà più semplice, grazie a un nuovo software di risonanza magnetica sviluppato da un gruppo di ricerca italiano. Il software, chiamato HIPPO MIOT, è stato creato 5-6 anni fa per consentire un’accurata misurazione dell’accumulo di ferro nei pazienti talassemici, causato dalle continue trasfusioni alle quali si devono sottoporre. Ora è stato perfezionato per permettere una precisione nell’ordine del millimetro.
I risultati del progetto, che ha come ente capofila la Fondazione Toscana CNR “G. Monasterio” di Pisa, sono stati pubblicati sulla rivista Computers in Biology and Medicine. Il responsabile del progetto è l’ingegnere Vincenzo Positano, mentre il responsabile scientifico della rete MIOT (Miocardial Iron Overload in Thalassemia) è la dottoressa Alessia Pepe, dirigente medico della U.O.C. di Risonanza Magnetica della Fondazione “Monasterio”.
“Le mappe T2 Star, ottenute dall’elaborazione di immagini ottenute da sequenze di risonanza magnetica multiecho, possono essere utili in diverse applicazioni cliniche, come la valutazione dell’edema nell’infarto acuto e la misura dell’accumulo di ferro”, ha spiegato l’ingegner Positano. “Le procedure di generazione delle mappe T2 Star dovrebbero rientrare in un tempo di elaborazione compatibile con l’analisi dell’immagine in tempo reale, con una buona precisione nell’intera gamma T2 Star di interesse clinico. Il nostro scopo era di costruire un software che permettesse un maggiore dettaglio rispetto al metodo standard di misurazione del ferro. Le nuove mappe T2 Star – sottolinea Positano – sono molto più precise, e oltre a questo risultato abbiamo raggiunto un notevole vantaggio temporale: prima, per l’elaborazione di una risonanza magnetica di questo tipo ci potevano volere decine di minuti se non un’ora, ora con questo metodo si ottiene la misurazione in circa un minuto”.
L’eccesso di ferro nel cuore era la prima causa di morte per i talassemici, prima dell’avvento dei farmaci chelanti. “Prima si misurava con la biopsia, ma nel 2000 è stata introdotta la risonanza magnetica”, continua l’ingegner Positano. “Ora il software è in fase di distribuzione agli otto centri radiologici italiani associati, situati a Palermo (due centri), Catania, Lamezia Terme, Taranto, Campobasso, Roma, Ancona e Ferrara, ma in futuro altri centri potranno entrare nella nostra rete. Il progetto MIOT formalmente si chiude quest’anno ma ripartirà l’anno prossimo”.
Seguici sui Social