Sono queste le richieste che emergono dal mondo scientifico e dai pazienti

 Attenzione al tema e uniformità delle terapie su tutto il territorio nazionale, chiede l’associazione dei pazienti reumatici, investimenti sui farmaci biologici, chiede il prof. Giovanni Minisola a nome della Società Italiana di Reumatologia, ma non solo. “Non basta dire ‘farmaci biologici’. La vera chiave di volta nel trattamento di un malato reumatico è nella personalizzazione della terapia. Così come non si può liquidare il problema parlando genericamente di malattie reumatiche. Sono tante le differenze che fanno per un paziente “la differenza” in termini di qualità di vita”. A dirlo è stato Luigi Di Matteo, Presidente del Collegio dei Reumatologi Ospedalieri Italiani (CROI) nel corso del convegno “Improve to Move – Movimento è vita” promosso da ANMAR, SIR, CROI e FIRA. “L’Italia è uno dei Paesi in cui la spesa sanitaria per i farmaci biologici è tra le più basse d’Europa – ha detto -  Allo stato attuale sono utilizzabili numerosi farmaci biologici dai costi pressoché equivalenti. Ciascun farmaco ha  proprietà farmacologiche e cliniche che lo differenziano dagli altri e a fronte di malattie mai uguali a se stesse (esistono i malati e non le malattie) essi consentono proprio attraverso la loro diversità un’opera di ‘accerchiamento’ della malattia che solo così può essere sconfitta. E’ quindi fondamentale che al Reumatologo non venga tolta questa libertà di modulare le terapie, è un modo appropriato per assicurare un impiego scientificamente corretto ed economicamente efficace delle risorse disponibili”.

Se i farmaci per molte malattie reumatiche ci sono ciò non vuol dire che non serva ancora ricerca, tra le malattie reumatiche ce sono varie che ancora non hanno delle terapie specifiche, tra queste anche molto malattie rare. Per questo dal convegno è venuto anche un forte appello a sostenere la ricerca.

“Negli ultimi dieci anni il contributo della Ricerca scientifica ha cambiato profondamente lo scenario delle malattie reumatiche e la vita dei malati – ha detto infatti Guido Varesini, Consigliere della Fondazione Italiana per la Ricerca sull’Artrite (FIRA) e Direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, Reumatologia, dell’ Università ‘La Sapienza’ di Roma - La maggior parte delle malattie reumatiche non si può prevenire; esse si possono tuttavia diagnosticare precocemente  (prima della comparsa di danni d’organo definitivi) e proprio in questa direzione si sono sviluppate le più recenti linee di ricerca. Negli ultimi 10 anni si sono meglio chiariti i meccanismi che causano le malattie, le cellule e le molecole coinvolte, i principali fattori di rischio. Le nuove conoscenze hanno consentito di sviluppare nuove terapie sempre più efficaci e le industrie hanno impegnato risorse scientifiche ed economiche crescenti. Ma proprio da una realtà così modificata è cresciuta la consapevolezza che anche nel campo delle malattie reumatologiche, come in campo oncologico, un ruolo fondamentale riveste la ricerca finanziata da enti istituzionali e dalle charities. La Fondazione Italiana per la Ricerca sull’Artrite è impegnata in una duplice opera di sensibilizzazione mirata a fare crescere il finanziamento della ricerca in ambito reumatologico e di diretto finanziamento della ricerca”.

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni