Roma – I tumori del sangue rappresentano il 10% circa di tutte le neoplasie, e in Italia si verificano più di 35.000 nuovi casi all'anno. D'altra parte, le analisi statistiche più recenti mettono in luce un segnale positivo, rappresentato da una significativa diminuzione della mortalità legata ai tumori del sangue. Questi sono solo alcuni dei principali dati emersi in occasione della Seconda Conferenza Nazionale sul paziente con Neoplasie Ematologiche, tenutasi a Roma l'11 e il 12 maggio scorsi. A presiedere l'evento, trasmesso anche in diretta streaming, è stato il Prof. Mario Boccadoro, Direttore della Divisione Universitaria di Ematologia, Città della Salute e della Scienza di Torino.

Nel corso della Conferenza si è discusso in modo approfondito delle principali novità terapeutiche nel campo dei tumori del sangue, grazie alle quali è stato possibile ottenere netti miglioramenti nella sopravvivenza dei pazienti. Particolare rilievo è stato dato alle cosiddette 'combo therapy', ossia alle combinazioni di diversi agenti chemioterapici, in grado di garantire un’efficacia maggiore e, allo stesso tempo, una tossicità più bassa. Le combo therapy hanno evidenziato grandi benefici, in modo particolare nel trattamento di linfomi, leucemie linfatiche e mieloma multiplo.

Oggi, molti pazienti con diagnosi di tumore del sangue sopravvivono, e alcuni conducono una vita praticamente normale”, ha dichiarato il Presidente del Convegno, Prof. Mario Boccadoro. “Questo successo è principalmente dovuto allo sviluppo di nuovi schemi terapeutici vincenti, come, per esempio, le terapie di combinazione, che rappresentano un punto di forza nel trattamento di pazienti con neoplasie ematologiche”.

D'altro canto, il grado di innovazione e complessità delle nuove terapie non può che richiedere un crescente investimento di risorse. Per questo motivo, obiettivo chiave della Conferenza Nazionale è stato quello di vagliare, attraverso il proprio Comitato Esecutivo, soluzioni praticabili in merito al problema dei costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). “I biosimilari rappresentano una straordinaria opportunità di risparmio, per garantire l’accesso a terapie innovative a una platea più ampia di pazienti”, spiega il Professor Amadori, responsabile degli studi clinici del GIMEMA. “E' infatti ormai comprovato dalle evidenze scientifiche che i biosimilari garantiscano una perfetta sovrapponibilità, in termini di efficacia e sicurezza, con i farmaci 'originator'. Per quanto riguarda l’appropriatezza prescrittiva, noi medici vogliamo lavorare a fianco delle istituzioni per garantire il razionale impiego delle risorse che abbiamo a disposizione, al fine di garantire a ogni paziente il trattamento più adeguato e contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario a livello nazionale, regionale e, ovviamente, anche degli ospedali, dove ciascuno di noi lavora e quotidianamente si impegna per la salute dei nostri cittadini”.

Altrettanto importante è l'inclusione dei pazienti nell'ambito del processo di valutazione di farmaci e terapie. “Il punto di vista delle persone direttamente coinvolte – afferma il Prof. Boccadoro – è di importanza strategica nel valutare l'appropriatezza e la qualità percepita delle cure, e può essere differente da quello degli esperti. Ci vogliono i 'P' statistici e le curve di sopravvivenza, ma anche il parere di chi le cure le riceve e le somministra”.

Altro aspetto fondamentale, raccontato direttamente dai pazienti e dalle loro associazioni, presenti in Conferenza, è costituito dalle numerose problematiche psicologiche, burocratiche e culturali che ostacolano, di fatto, il ritorno del malato alla normalità, come, ad esempio, la difficoltà ad accedere a un mutuo, a stipulare una polizza assicurativa o a rinnovare la patente di guida, o come il mancato reintegro sul posto di lavoro. Problematiche che mettono in luce la necessità di fornire, alle persone colpite da tumori ematologici, una tutela sociale e lavorativa più adeguata.

Fonte: In salute news

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